(Teleborsa) -
Sono 251 le reti territoriali contro la violenza sulle donne censite dall'Istat, che ha fornito una mappatura a livello regionale degli atti formali (protocolli, accordi, intese) che istituiscono reti collaborative di contrasto alla violenza sulle donne, individuando anche i modelli di governance delle diverse realtà individuate.
La
gran parte delle strutture (95) è situata nel Lazio. Un numero nettamente inferiore in Lombardia (27) e Piemonte (22). In fondo Sardegna, Umbria e Valle d'Aosta con 1 sola struttura.
225 protocolli e accordi censiti (l’89,6% del totale) vedono coinvolti direttamente i
Centri Antiviolenza (CAV), mentre 26 protocolli/accordi sono stati stipulati da altri soggetti. In molti casi i soggetti promotori appartengono già a tavoli e/o reti costituite in attuazione di leggi e dispositivi regionali di contrasto alla violenza.
Il CAV costituisce spesso il core della rete, svolgendo un
effetto di traino a livello locale dato il loro coinvolgimento specifico sulla violenza di genere, come raccomandato dalla Convenzione di Istanbul; seguono i Comuni (o Unione di Comuni) che svolgono anch’essi un ruolo chiave (80 casi) e le Prefetture (50 casi).
Il sistema giudiziario e le Forze dell’Ordine mostrano una
forte presenza e interconnessione con il sistema di protezione creato intorno alla vittima di violenza: le Procure/Tribunali sono presenti in 35 casi, la Questura in 30 casi e la Polizia/Carabinieri in 26 casi.
È significativa anche l’integrazione con i servizi socio-sanitari, gli Ambiti Sociali di Programmazione (Piani di Zona, Distretti socio-sanitari e Società della Salute in base alle diverse articolazioni locali) e le ASL (consultori familiari e altri servizi territoriali), che insieme agli Ospedali/Pronto soccorso rappresentano il terzo tipo di soggetti che più frequentemente si fanno portatori di esigenze di programmazione e intervento integrato. Quanto al
settore educativo, sono le strutture amministrative e di coordinamento ad essere maggiormente presenti (Uffici Scolastici Regionali/Provinciali) piuttosto che le Università.