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Il rogo di Savonarola

Dopo il falò delle vanità, si prepara il falò dell’austerità.

Girolamo Savonarola ritratto nell'anno della morte da Fra Bartolomeo.Quella in corso su scala europea non è ancora una reazione termidoriana all’austerità autoinflitta, ma è certamente un progressivo sgretolamento dei capisaldi teorici e pratici di quella che è stata in questi anni la dottrina ufficiale di Berlino, Francoforte e Bruxelles.

A livello teorico una seria riconsiderazione degli effetti negativi dell’austerità, molto superiori alle previsioni dei modelli, è in corso da alcuni mesi all’interno del Fondo Monetario Internazionale. L’autocritica sul calcolo del moltiplicatore fiscale (quanti euro di Pil si perdono per ogni euro di stretta) si è fatta via via più severa. In parte, alla base della revisione, possono esserci ragioni di opportunità politica (sul Fondo pesano in modo sproporzionato gli interessi francesi), ma c’è sicuramente anche una componente di onestà intellettuale.

Il moltiplicatore fiscale, un tempo stimato sotto l’unità, è così salito a 1.5. Quanto alla dose ottimale di austerità per i paesi in disavanzo, fino all’anno scorso il Fondo parlava di due punti di Pil all’anno (l’Italia di Monti ha provato a fare anche di più), mentre oggi si è molto più cauti e sfumati e si propongono percorsi di rientro morbidi e lunghi.

Sempre a livello accademico, un certo numero di falle statistiche e metodologiche è stato riscontrato nei lavori di Alesina-Ardagna e di Reinhart-Rogoff che hanno ispirato negli ultimi due anni il partito dell’austerità. Il primo, che era piaciuto molto alla Merkel, citava una serie di casi in cui politiche fiscali restrittive hanno preceduto fasi di ripresa e spiegava il fenomeno con un aumento della fiducia. Critici corrosivi hanno creduto di ritrovare invece nel rialzo azionario globale (e nei maggiori introiti fiscali derivanti dall’imposizione sui capital gain) le vere ragioni del miglioramento dei conti pubblici e della ripresa successiva in alcuni dei paesi citati.

Quanto a Reinhart-Rogoff, che nel 2010 avevano rilevato una correlazione tra alto indebitamento e bassa crescita in una serie di paesi, uno studente di Harvard che ha rifatto i calcoli ha riscontrato un clamoroso errore, in parte ammesso da Rogoff, nell’impostazione del foglio Excel utilizzato dai due studiosi. Alla fine la tesi di Reinhart-Rogoff non esce smentita, ma viene seriamente ridimensionata.
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