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Il terremoto

Il loro disavanzo, il nostro problema

Il dollaro? È la nostra valuta, ma è il vostro problema. Con queste celebri parole, il segretario al Tesoro dell'amministrazione Nixon, John Connally, si rivolse nel 1971 al resto del mondo dopo la svalutazione del dollaro, l'abbandono della convertibilità con l'oro e la fine del sistema di Bretton Woods.

Il nostro disavanzo delle partite correnti? Da oggi è il vostro problema. Né Trump né Bessent hanno usato queste parole per commentare il secondo più grande rialzo dei dazi nella storia americana dopo il Tariff Act del 1828, ma il senso è stato quello.

Il tribunale della storia deciderà un giorno se la grande distorsione provocata dall'avere da una parte l'America come compratore di ultima istanza del mondo e, dall'altra, un'Europa e un'Asia mercantiliste, è stata colpa dell'America o del resto del mondo. Proverà a stabilire se è stata l'America a volere vivere e consumare sulle spalle degli altri o se sono stati gli altri a volere produrre, fare crescere le loro industrie ed esportare il più possibile sulle spalle dell'America. Il tribunale potrà forse concludere che c'è stata una complicità profonda tra le parti, che per 50 anni hanno prosperato (l'una consumando, gli altri producendo) e sono state sorde ai continui appelli (anche se sempre più fievoli) del Fondo Monetario Internazionale a correggere la grande distorsione. Parliamo di quel Fondo Monetario che fu creato dalla conferenza di Bretton Woods nel 1944 proprio per facilitare il riequilibrio dei commerci internazionali prestando soldi ai paesi che dovevano correggere il disavanzo delle loro partite correnti. Allora si pensava a scostamenti piccoli per periodi brevi, ma siamo invece finiti con uno squilibrio che dura da mezzo secolo e ha raggiunto proporzioni senza precedenti nella storia.
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