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La trappola di Giustiniano

L'euro come nuova valuta di riserva?

Bisanzio sta all'Europa come l'impero romano d'occidente sta all'America? Su questa ipotesi, l'influente trimestrale Internationale Politik propone, in un articolo a firma di Alexander Clarkson, il concetto di trappola di Giustiniano. La rivista è organo del German Council of Foreign Relations, un organismo modellato su Chatham House e sul Council on Foreign Relations, laboratori di establishment in cui si elaborano le linee guida strategiche cui si sono speso ispirate le politiche internazionali dei paesi occidentali.

A differenza della trappola di Tucidide, un concetto che prende spunto dal conflitto tra l'egemone Sparta e l'emergente Atene e che ipotizza l'inevitabilità della guerra tra l'egemone America e l'emergente Cina, la trappola di Giustiniano riguarda l'ipotesi che l'Europa, come una nuova Bisanzio, raccolga l'eredità di un'America in piena decadenza che si ritira dal mondo e si avvia verso un declino irreversibile.

A differenza dei suoi predecessori, Giustiniano, che è imperatore dal 527 al 565, non si limita a difendere la parte orientale della Romània contro i suoi numerosi e agguerriti nemici, ma cerca di riconquistarne la parte occidentale. Italia, Spagna e Nord Africa ritornano effettivamente sotto il controllo imperiale, ma la riconquista, costosa ed effimera, non ripristina gli splendori di Roma ma, al contrario, dissangua e indebolisce strategicamente una Bisanzio sovraestesa. Meglio sarebbe stato se Bisanzio avesse cercato una convivenza con la Persia sasanide o l'emergente mondo romano-barbarico.
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