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Del vizio e della virtù

Dollaro ed euro, cicale intelligenti e formiche così così

Una quarta soluzione sarebbe diventare meno competitivi aumentando i salari. Si tratterebbe di una rivalutazione interna, il contrario della svalutazione interna che, non molto ordinatamente, stiamo facendo noi. Essendo mercantilista, la Germania non vuole seguire questa strada se non in misura modesta.

Una quinta soluzione sarebbe quella di risparmiare di meno. I tedeschi non ne sono capaci. Non hanno nemmeno voglia di comprarsi una casa. Sono in affitto come nessun altro al mondo e dichiarano nei sondaggi di stare benissimo così.

L'ultima soluzione sarebbe quella di investire di più in patria. I privati non ne vogliono sapere. Perché produrre in Baviera quando in Slovacchia costa la metà? Resta il governo.

In Germania si investe poco in infrastrutture da molti anni. Gli aeroporti sono sovraccarichi, le autostrade sono intasate, l'alta velocità ferroviaria è molto più lenta di quella francese. Jacob Kierkegaard (What Should Surplus Germany Do? Peterson Institute) sostiene che l'unica soluzione ragionevole è che il governo tedesco cambi la costituzione, torni in deficit e finanzi spesa pubblica in infrastrutture.

Ragionevole, certo, ma non molto realistico. E allora?

Fino a oggi il 6 per cento di surplus (meno il 2 dedicato agli investimenti produttivi) è stato lasciato alle banche e alle grandi imprese tedesche, che lo hanno gestito nel modo peggiore possibile. Le imprese hanno fatto acquisizioni in America nel 2000, ai tempi della bolla, e hanno passato il decennio successivo ad azzerarne il valore. Le banche, dal canto loro, sono state colte con le mani nella marmellata in ogni crash finanziario che si sia prodotto sulla faccia del pianeta. Titoli internet, subprime, Dubai, Btp venduti sui minimi, Grecia, quartieri residenziali interi in Spagna, le perdite di portafoglio tedesche dal 2000 a oggi sono state pari, secondo la Bundesbank, al 30 per cento del Pil tedesco.

In pratica la Germania si è mangiata con le sue follie finanziarie 5 anni di surplus delle partite correnti. Si noti che sono perdite realizzate, definitive.

Anche l'America, con i suoi investimenti in equity, ha subito un colpo durissimo nel 2008, ma ha tenuto le sue posizioni e alla fine ha recuperato tutto. In Germania le banche, cronicamente deboli, hanno invece venduto al peggio, disperate, e il governo ha dovuto spendere 15 punti di Pil per rimetterle in sesto. Il resto ce l'hanno rimesso gli azionisti.

Oggi, 30 mesi dopo il G-8 di Cannes, l'Europa germanizzata è in un evidente stato di confusione. La Germania ha costretto tutti, noi compresi, ad accumulare un surplus delle partite correnti. La Grecia è passata in pochi anni da un disavanzo del 15 a un surplus del 2. L'Eurozona nel suo insieme ha ormai un avanzo solido e strutturale del 2 per cento. La Cina è avviata al pareggio, il Giappone è in deficit e l'America è in deficit del 2.

(Nella foto: Barnett Newman esposto a Basilea. In primo piano un Giacometti)
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