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Il padre primordiale

Ciò che Trump dà, Trump può prendere


Il primo è che la volatilità darà probabilmente occasioni di acquisto e di vendita migliori a chi saprà avere un po’ di pazienza. Ora abbiamo visto gli aggiustamenti di portafoglio automatici dei fondi risk parity, dei trend follower e di tutto ciò che è affidato ai computer. Da qui in avanti vedremo all’opera gli umani, più timorosi, incerti e zoppicanti. Il referendum italiano, per quanto depotenziato, darà forse occasioni d’acquisto migliori. Gli utili delle società americane che verranno comunicati a metà gennaio risentiranno poi negativamente del dollaro forte senza ancora avere beneficio dai tagli sulla corporate tax promessi in campagna elettorale. È vero che le società europee avranno al contrario il vantaggio di un euro più debole, ma sappiamo che il direttore d’orchestra delle borse mondiali è Wall Street.

firmatari dell'accordo del Plaza. 1985La seconda ragione per essere, almeno sui livelli attuali, prudenti e accorti è più strategica. I mercati e gli avversari di Trump, nel loro zelo di neofiti, hanno iniziato a prendere Trump molto sul serio ma non hanno smesso di prenderlo alla lettera. E la lettera di Trump, come sanno i suoi sostenitori, è volatile. Ai compratori di dollari (che pure hanno le loro ragioni basate sul differenziale crescente dei tassi) facciamo una domanda. Come reagireste se Trump, alle sue solite tre di notte ora locale di un giorno qualsiasi dei prossimi mesi, mandasse un tweet “Dollaro forte ok, ma competitività America ancora più importante, make America great again”? Avremmo via Twitter, in un secondo, la riedizione dell’accordo del Plaza del settembre 1985, quello che cinque ministri delle finanze raggiunsero faticosamente per fermare il grande rialzo reaganiano del dollaro. Ora è vero che Stanley Fischer ci ha appena detto che l’America è finalmente riuscita a riassorbire la rivalutazione del dollaro nei confronti di euro, yen ed emergenti e che quindi, implicitamente, può sopportare un ulteriore apprezzamento, ma non è detto che Trump ne sia entusiasta.

René GirardLo stesso per i bond. “Tassi più alti ok, ma ora diamo ossigeno alle nostre bellissime imprese, make America great again”. Con buona pace del Fomc, che a partire dai prossimi mesi verrà velocemente trumpificato, e dei mercati, troppo abituati a pesare con il bilancino i sospiri e i sussurri dei banchieri centrali.

La figura del padre primordiale si presta, alla fine del suo ciclo, a essere vittima del sacrificio rituale con cui gli umani, come ha scritto René Girard, periodicamente voltano pagina nella loro storia. Dopo essere stata sacrificata, la vittima viene onorata e santificata. Può darsi che questo sia il destino di Trump, così come può darsi che i toni e le reazioni che stiamo vedendo in questa fase si stemperino di fronte a una presidenza che potrebbe rivelarsi, chissà, più normale del previsto. Adesso stiamo però assistendo all’ascesa del trumpismo, vedremo quanto resistibile.

Portafogli trumpiani, quindi, con più dollari e ciclici e meno duration e azioni difensive. Portafogli che siano però, in termini di risk management, a prova di tweet.

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