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Frenata dolce

Tassi, crescita e utili verso il punto d’inversione


Una terza spiegazione è che non bisogna prestare troppa attenzione alle narrazioni e, nello specifico, al fatto che i bond sembrano ipotizzare una recessione mentre l'azionario sembra escluderla.

Uno dei famosi aforismi di Bob Farrell recita che non è la narrazione a fare il mercato, ma è il mercato a fare la narrazione. In altre parole, il mercato non sale o scende perché si convince di una certa tesi, ma sale o scende e poi, a cose fatte, razionalizza il tutto confezionando una narrazione. Nel nostro contesto, dunque, prima bond e azioni salgono e poi si costruiscono una spiegazione.

Già, ma perché salgono? Forse perché c'è una forza strutturale, la liquidità, che sostiene entrambi. Ricordiamo che la base monetaria globale, nonostante il Quantitative tightening americano, è tornata vicino ai massimi storici. È vero, l'offerta di moneta (la moneta creata dalle banche commerciali) è in contrazione negli Stati Uniti, ma questo produrrà i suoi effetti più avanti.

Andando a verificare gli indicatori macro, vediamo che sul più importante in questa fase, l'inflazione, si cominciano a vedere segnali di raffreddamento non solo sull'headline, ma anche sui dati core e supercore e sull'inflazione salariale. È corretto che il mercato ne prenda atto, ma due ragioni invitano a una certa prudenza. La prima è che l'inflazione supercore, quella che la Fed dichiara di guardare con più attenzione, è ancora molto al di sopra dell'obiettivo dichiarato del 2 per cento. La seconda è che il prossimo dato headline dovrà riflettere il rialzo delle materie prime delle ultime tre settimane. Il petrolio, in particolare, è risalito dai 73 dollari del 17 marzo agli 87 attuali.

Quanto alla crescita, è vero che i dati di quest'anno sono finora stati buoni, ma non si può ignorare la recente previsione dello staff della Fed, che ipotizza una modesta recessione nel secondo semestre prima di una ripresa per il 2024 e il 2025. Lo staff della Fed, i famosi 300 PhD del suo ufficio studi, ha dimostrato più volte, negli ultimi tre anni, di non essere infallibile, ma è comunque da prendere in seria considerazione.
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