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La pagliuzza

La difficile arte di raffreddare senza surgelare

È l'ultima pagliuzza quella che spezza la schiena del cammello, dice il proverbio. È l'ultimo rialzo dei tassi quello che avvia una recessione.

Per quanto sofisticati possano essere i modelli econometrici delle banche centrali, il processo di aggiustamento dei tassi per sgonfiare l'inflazione resta una sequenza di tentativi e di errori. È esattamente come quando si parcheggiava una volta l'auto in uno spazio ristretto (adesso c'è il computer di bordo che fa tutti i calcoli) e si dava un colpetto all'auto davanti e uno all'auto dietro per capire quanto spazio c'era e regolarsi nella manovra. Vista la complessità dei sistemi economici, bisogna inoltre immaginare un parcheggio effettuato di notte con i vetri appannati, con un temporale furioso e con gli altri passeggeri (i politici e i mercati) che gridano agitati che stiamo sbagliando tutto.

Dopo un anno di manovre (il primo rialzo dei tassi americani è stato il 5 aprile 2022) siamo finalmente arrivati al momento decisivo. Questo momento non è, come spesso pensano i mercati, quello in cui la banca centrale dichiara terminato il ciclo dei rialzi, ma quello in cui l'inflazione e l'economia rispondono ai rialzi. Non è, per continuare con l'esempio del parcheggio, il momento in cui spegniamo il motore e dichiariamo terminata la manovra, bensì quello in cui, scesi dalla macchina, osserviamo quello che abbiamo fatto e vediamo se abbiamo rotto il fanale della nostra auto o di quelle adiacenti.

Si usa dire, a ragione, che le banche centrali, quando devono raffreddare un'economia surriscaldata, frenano finché non si rompe qualcosa. Se non si rompe niente vanno avanti. Finora, con la crisi dei fondi pensione inglesi, con le crisi bancarie americane e con qualche primo default nei paesi emergenti, si è rotto qualche fanale e ammaccato il paraurti, ma niente di più. Alla crisi inglese si è posto rimedio in pochi giorni e alle crisi bancarie americane si è risposto con altrettanta rapidità. Si sono garantiti i depositanti e si è concessa ampia liquidità alle banche. Quanto alle difficoltà di First Republic emerse in questi ultimi giorni sono una coda della crisi di marzo. Non segnalano nuovi problemi ma sono il risultato del conflitto ancora non risolto su chi dovrà salvare la banca, se il settore privato o l'Fdic.
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