Il 3 per cento è un dato abbastanza buono, anche se non strepitoso. Il Fondo Monetario considera recessiva una crescita inferiore al 2 per cento, perché tiene conto della crescita della popolazione e del deprezzamento del capitale fisico globale.
Questa crescita, tuttavia, è distribuita male.Gli Stati Uniti cresceranno quest'anno intorno al 2.5 per cento, ovvero più dell'anno scorso. La cosa ha dell'incredibile se si considera che nel frattempo i tassi sono stati aumentati di 5 punti percentuali. Powell ha dichiarato più volte che l'obiettivo della Fed è una crescita leggermente sotto il livello potenziale di lungo termine, che la stessa Fed stima tra l'1.5 e l'1.75 per cento. La Fed di Chicago, dal canto suo, ha appena pubblicato uno studio in cui stima che l'economia americana abbia già assorbito due terzi del rialzo dei tassi. Ciononostante (nonostante cioè rimangano ancora da assorbire pochi effetti restrittivi) l'inflazione scenderà al 2 per cento verso la metà del 2024.
Di che cosa dunque hanno da lamentarsi i mercati americani di fronte a una crescita elevata sospinta da una produttività in forte aumento e non particolarmente minacciata da ulteriori restrizioni monetarie?
Si lamentano del fatto che questa crescita è finanziata da debito pubblico. Se si guardano ad esempio gli investimenti industriali, sono stagnanti in molti settori ma sono esplosi, come nei semiconduttori, dove i sussidi pubblici sono massicci. La politica fiscale ultraespansiva e le massicce emissioni necessarie per finanziarla fanno salire i tassi reali e per questa via deprimono i multipli azionari.
La Cina, dal canto suo, avrà nei prossimi anni una crescita relativamente debole, tra il 3 e il 4 per cento. È sempre più visibile la scelta politica di privilegiare la qualità rispetto alla quantità della crescita. È una scelta strategicamente corretta ma la transizione è difficile. Sul mercato immobiliare, che nei due decenni passati ha dato un grande contributo all'economia cinese, la decisione è di gestirne il ridimensionamento strategico nel modo meno traumatico possibile. Per quanto ben gestito, tuttavia, questo ridimensionamento lascerà delle cicatrici sul sentiment generale del paese, che in questo momento è piuttosto basso.
In compenso,
la Cina sta accelerando al di là di ogni previsione sull'alta tecnologia. Dopo i grandi successi nell'auto elettrica, nelle rinnovabili e nelle batterie arriva ora la notizia dell'ultimo cellulare Huawei, costruito con componenti interamente cinesi e basato su semiconduttori a 7 nanometri, quegli stessi che l'Occidente, quando ha imposto le sanzioni, stimava producibili tra almeno 5 anni.
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