Infine l'Europa, dove la stagnazione è almeno compensata dalle basse aspettative di crescita da parte dei mercati.
Scholz e Nagel si affannano a ripetere che l'economia tedesca non va così male e si sta adattando al nuovo mondo meno globalizzato. Nagel, presidente della Bundesbank, arriva perfino a chiedere alla Bce tassi più alti, anche se forse spera in cuor suo di non essere ascoltato dagli altri partner europei.
È vero,
non bisogna sottovalutare le capacità di adattamento dell'industria tedesca, che era uscita abbastanza bene dalla crisi del 2017-18 e che probabilmente si salverà anche questa volta. È però anche vero che, a ogni crisi, l'industria tedesca (e quindi europea) restringe il suo perimetro. Continua insomma a eccellere nei suoi settori strategici, ma perde ogni volta un pezzo (questa volta l'industria energivora) e non riesce a entrare in settori nuovi.
Dopo avere corso per un anno per celebrare la mancata recessione e la discesa dell'inflazione, i mercati girano pagina e mettono a fuoco i
problemi strutturali che rimangono aperti, il disavanzo pubblico e i tassi reali in America, la bassa fiducia in Cina e la cronica stagnazione europea. È settembre ed è la stagione ideale per guardare da vicino i problemi, non per particolari combinazioni zodiacali ma perché ci si è caricati di rischio fino a luglio e quando si è carichi si diventa molto sensibili ai segnali negativi.
Anche se il grande recupero è probabilmente terminato, almeno per quest'anno, ci sono fattori positivi di fondo che supporteranno i mercati. Ci riferiamo alla crescita americana, alla volontà della dirigenza cinese di sostenere i mercati finanziari e alle basse valutazioni di molti settori delle borse europee.
Per chi è scarico, la correzione di settembre può essere una buona occasione per rientrare in borsa, privilegiando i settori difensivi, rimasti indietro rispetto ai ciclici e alla crescita.
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