(Teleborsa) - La
Banca d'Italia ha confermato per 2023 una crescita del
PIL pari allo
0,7% ma ha anche sottolineato che esistono "significativi rischi al ribasso" derivanti dalla crisi in Medio Oriente e dall'irrigidimento delle condizioni di finanziamento.
Andrea Brandolini, Vice Capo Dipartimento Economia e Statistica della Banca d'Italia, ha illustrato la posizione dell'Istituto di via Nazionale nel corso dell'audizione sulla manovra nelle Commissioni bilancio di Camera e Senato. "Le nuove informazioni non alterano le valutazioni pubblicate lo scorso ottobre dalla Banca d'Italia, secondo le quali la crescita del prodotto si attesterebbe allo 0,7 per cento quest'anno. L'attività - ha spiegato Brandolini - si rinforzerebbe gradualmente nel corso del prossimo biennio, grazie soprattutto al recupero del
potere d'acquisto delle famiglie, all'irrobustimento degli
scambi internazionali e all'attuazione delle misure previste dal
Piano nazionale di ripresa e resilienza".
Brandolini ha poi evidenziato che la
manovra implica che "il rapporto tra il
debito pubblico e il PIL scenda solo marginalmente nel prossimo triennio" e il debito elevato "è un elemento di
vulnerabilità per il Paese". "Anche per effetto della
restrizione monetaria attuata dalla BCE, nell'attuale contesto il differenziale tra i tassi di interesse sul debito pubblico e la crescita del PIL nominale è meno favorevole che nel recente passato – ha detto dirigente di Bankitalia – permangono inoltre i
costi assai significativi per la
finanza pubblica di misure decise negli 20 anni precedenti".
La Banca d'Italia ha poi commentato le misure in
materia fiscale. In particolare, Brandolini ha spiegato che se il taglio del
cuneo contributivo fosse reso permanente "tale riduzione degli oneri previdenziali a carico dei lavoratori modificherebbe il nesso tra contributi versati e benefici erogati alla base del
sistema pensionistico contributivo, con conseguenze che andrebbero attentamente valutate".
"Lo sgravio contributivo, la voce che assorbe più risorse nell'attuale manovra, ha natura transitoria, come nello scorso biennio, con un impatto limitato al prossimo anno. Per evitare di dover ricorrere tra un anno a bruschi aumenti delle aliquote contributive o a nuovi scostamenti di bilancio, sembra opportuno definire nei prossimi mesi l'orientamento per il medio termine", ha sottolineato. "Se si decidesse di rendere permanente la riduzione del cuneo andrebbero individuate coperture certe e strutturali", ha però avvertito il rappresentante di Bankitalia.
"Le tendenze illustrate nella NADEF e l'aumento del finanziamento al
Servizio sanitario nazionale indicano che la
spesa sanitaria pubblica in rapporto al PIL nel prossimo triennio diminuirebbe gradualmente, al di sotto del livello medio nel quinquennio precedente la pandemia (6,5 per cento)", ha rilevato la Banca d'Italia in audizione. "In prospettiva – secondo Bankitalia – l'invecchiamento della popolazione italiana, tra i più pronunciati al mondo, e l'associata diffusione di patologie croniche genereranno ulteriori pressioni per un incremento dell'offerta pubblica di
prestazioni sanitarie".