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Inflazione frena "ma emergenza non ancora superata": i commenti

Sul 2023 pesano incertezze, avvertono le associazioni

Economia
Inflazione frena "ma emergenza non ancora superata": i commenti
(Teleborsa) - Segnali di rallentamento per l'inflazione a gennaio: secondo i dati Istat i prezzi sono cresciuti del 10% su base annua e dello 0,1% su base mensile, in calo rispetto al +11,6% di dicembre e anche rispetto al +10,1% segnalato in via preliminare per gennaio. "L'inflazione si conferma ancora elevata, collocandosi al 10% rispetto allo scorso anno, nonostante il lieve ritocco verso il basso sulle stime preliminari ed il discreto rallentamento rispetto al mese di dicembre". Così Confesercenti, in una nota, commenta i dati diffusi da Istat sull’inflazione di gennaio.

"Molto probabilmente, come ci dicono tutte le previsioni, quest'anno dovremmo assistere ad una decisa riduzione dell’inflazione - che in sostanza dovrebbe essere dimezzata con una variazione dell’indice dei prezzi tra il 5 e 6% all’incirca - grazie al rientro dei prezzi energetici ed alla linea dura della Bce per frenarla: per tornare al livello obiettivo vicino al 2%, però, bisognerà attendere il 2025.

Sul 2023 pesano, dunque, ancora molte incognite: si tratta, perciò, di capire se l'evolvere del conflitto russo-ucraino, con l'ulteriore deterioramento delle relazioni internazionali, non crei ulteriori tensioni da un lato e se la forte e decisa iniziativa della Banca centrale europea dall’altro non spiazzi di nuovo la spesa delle famiglie, attraverso la spinta verso l'alto dei tassi di interesse per mutui e prestiti, e non peggiori ulteriormente la situazione delle imprese sul fronte della liquidità".

Per Assoutenti, "l'emergenza prezzi non è ancora superata, e il ribasso dell’inflazione registrato a gennaio è un rimbalzo tecnico dovuto alla discesa delle tariffe dei beni energetici specie sul mercato tutelato".

“In tema di prezzi e inflazione è ancora presto per cantare vittoria – spiega il presidente Furio Truzzi – Le dinamiche dei listini mostrano ancora incrementi pesanti per beni primari come gli alimentari, che a gennaio salgono del +12,6%: tradotto in soldoni, significa che una famiglia con due figli si ritrova a spendere +969 euro annui solo per il cibo, +711 euro la famiglia “tipo”. Solo grazie alla riduzione dei prezzi dei beni energetici l’inflazione appare più contenuta, ma questo non può certo bastare: è necessario che il Parlamento rafforzi i poteri del Garante dei prezzi e della commissione di allerta rapida sui prezzi, lavorando con le associazioni dei consumatori per studiare le misure strutturali da intraprendere per calmierare i listini al dettaglio e soprattutto contrastare le speculazioni che ancora oggi si registrano nel nostro paese sul fronte dei prezzi” – conclude Truzzi.

L'UNC parla di "ottima notizia. Effetto gas sul calo dell'inflazione. Grazie soprattutto all'inverno più caldo di sempre in molti paesi europei e, in seconda battuta, al tetto al prezzo del gas, sono diminuiti i costi dei beni energetici e conseguentemente l'inflazione. In particolare, a raffreddare l'inflazione è soprattutto il mercato tutelato. L’Energia elettrica mercato tutelato crolla del 18,1% su dicembre, il gas del mercato tutelato del 36% sempre sul mese precedente, mentre la luce del libero solo del 9,6%. Dato ancora più assurdo è quello del gas del libero che sale del 2,6% su dicembre. Rispetto a un anno prima, se nel mercato tutelato il prezzo della luce e il gas segnano una variazione, rispettivamente, del +6,1% e del -33,4%, nel libero decollano ancora del +174,8% per la luce e del +117,8% per il gas" afferma Massimiliano Dona, presidente dell'Unione Nazionale Consumatori.

"Ecco perché il Governo deve rinviare la sua fine, che per i condomìni, i luoghi di culto e le associazioni, anche no profit, tutti incomprensibilmente assimilati alle microimprese, è prevista, per la luce, per il 1° aprile 2023, poco più di un mese. Inoltre vanno prorogati il taglio degli oneri di sistema e la riduzione dell'Iva sul gas al 5% anche per il secondo trimestre 2023, visto che con la Legge di Bilancio si è intervenuti solo fino a fine marzo. Urge un decreto" afferma Massimiliano Dona, presidente dell'Unione Nazionale Consumatori.

"La riduzione delle bollette, infatti, è fondamentale per continuare a calmierare i prezzi. L'emergenza inflazione è ben lungi dall'essere risolta. Il costo della vita resta insostenibile. Per una coppia con due figli, l'inflazione al 10% significa una stangata pari a 3167 euro su base annua, di cui 969 solo per mangiare e bere. Per una coppia con 1 figlio, la spesa aggiuntiva annua è pari a 2931 euro, 875 per cibo e bevande. In media per una famiglia il rincaro è di 2514 euro. Il primato spetta sempre alle famiglie numerose con più di 3 figli con una scoppola pari a 3558 euro, 1157 solo per i prodotti alimentari" conclude Dona.

L'Osservatorio Nazionale Federconsumatori avverte che l'attenuazione della crescita dei prezzi "non deve far cedere a facili ottimismi che produrrebbero gravi sottovalutazioni. Con l’inflazione a questo livello, le ricadute calcolate dall’Osservatorio Nazionale Federconsumatori per ogni famiglia sono di 2.980 euro annui.

Il costo maggiore di tali aumenti - si legge nella nota - pesa in misura più forte sulle spalle delle famiglie meno abbienti, aumentando così le disuguaglianze nel nostro Paese. A tal proposito sarebbe necessaria ed urgente, da parte del Governo, l’adozione di serie politiche di contrasto.

Secondo le rilevazioni dell’O.N.F. – Osservatorio Nazionale Federconsumatori crescono di giorno in giorno le difficoltà delle famiglie, che si traducono in rinunce: prosegue la riduzione del consumo di carne e pesce, pari al -16,9% (settori in cui si nota anche uno spostamento verso il consumo di tagli e qualità meno costosi e meno pregiati); la riduzione del consumo di frutta e verdura (che riguarda il 12,9% dei cittadini); oltre che la ricerca sempre più assidua di offerte, sconti, acquisti di prodotti prossimi alla scadenza (abitudine adottata dal 47% dei cittadini), acquisti presso discount. A tali dati si aggiunge la progressiva rinuncia all’utilizzo dei mezzi propri, per ricorrere all’utilizzo di mezzi pubblici +8,9% (fattore che determina ricadute negative un servizio, in molte realtà, è ancora estremamente carente).

Alla luce di questa situazione "si rende sempre più indispensabile un intervento del Governo per l’attuazione di politiche di sostegno ai redditi e al potere di acquisto delle famiglie, soprattutto quelle con minore capacità di spesa. Provvedimenti che si devono concentrare soprattutto sul contrasto al caro-energia: a partire dalla sospensione dei distacchi per morosità, dalla previsione di una garanzia per la rateizzazione lunga delle bollette, dalla costituzione di un Fondo contro la povertà energetica e dal contenimento del costo dei carburanti che incidono fortemente sulla determinazione dei prezzi di beni e servizi".
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