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Giovani contro anziani, il solito trucco

Come nel '68, il conflitto serve a dividere il fronte sociale

Ancora una volta, quando il capitalismo è in grave crisi, la sua strategia è quella di mettere i giovani contro gli anziani: il timore è che si crei altrimenti un fronte sociale comune che pretenda un sistema più giusto per tutti. E così, si imbrogliano i giovani che non trovano lavoro, o che vivono da precari, facendo credere che la colpa del loro malessere è dei loro padri che hanno il posto fisso: sono i padri che ruberebbero il lavoro, il benessere ed il futuro ai figli. L'obiettivo è quello di avere tutti i lavoratori precari, e così si utilizza la rabbia dei giovani contro gli anziani.

La continua predica della stampa sulla insostenibilità del welfare pubblico, l'invio delle buste rosa o arancioni in cui si calcolerebbe un assegno pensionistico assurdamente basso per chi è giovane lavoratore, la crociata contro le pensioni d'oro, d'argento e di bronzo, serve a creare il conflitto. Prima si creano le regole che creano disuguaglianze, creando classi di lavoratori discriminate per tipologia di contratto e protezione sociale, e poi si sfrutta il disagio dei giovani per fare saltare il banco. Così, con un fronte sociale diviso, con i giovani che accusano gli anziani di rubare loro già il presente, il sistema di potere si nasconde: ha appiccato l'incendio e si gode il rogo, di nascosto.

E' già successo alla generazione dei sessantenni di oggi: al potere, negli anni Settanta, serviva dividere la popolazione, creando un analogo conflitto tra genitori e figli. Erano gli anni in cui i lavoratori ottenevano salari più consistenti, maggiori tutele e migliore protezione sociale con il welfare pubblico: il capitalismo era con le spalle al muro dappertutto, dagli Usa alla Francia.

Si cominciò con la favola della vita a contatto della natura, con i giovani Figli dei fiori che rifiutano il futuro in fabbrica: una vita assurda. Hollywood iniziò ad inneggiare alla vita per strada, The Road, e si crearono i miti di James Dean e della gioventù bruciata. Allora tutto si giocava sugli stili di vita, sul rifiuto delle regole familiari, sulla scuola che insegnava cose inutili: i genitori rappresentavano il sistema che andava distrutto.

In Italia, i padri erano considerati i lacchè dei padroni, perché si accontentavano del salario, dei contratti che garantivano le centomilalire di aumento uguale per tutti, ma senza pretendere il potere in fabbrica. Chi non lottava per la rivoluzione era dalla parte dei padroni, chi lavorava per i capitalisti era un servo sciocco: fu così che i genitori di allora divennero il principale bersaglio dei giovani sessantottini, anche loro manipolati dal potere. La musica rock, il libero amore, le droghe e gli spinelli erano il cellophane che avvolgeva la protesta.

Allora c'erano gli extraparlamentari, i groppuscoli. Ora si inventano partiti ad hoc, nuovi di zecca, non solo in Italia, per incanalare la protesta dei giovani, e dividere l'opposizione: chi ha il potere finanziario, ride soddisfatto. I partiti tradizionali sono in crisi, la sinistra balbetta e la destra si trasforma: invece di lottare per il lavoro, ci mettono sotto il naso i profughi che scappano dalle guerre o dalla miseria. Che provengano dal Messico ed invadano gli Usa, oppure che fuggano dalla Siria verso l'Europa, è solo un dettaglio.

Ancora una volta, dopo la crisi del 2008, il sistema è riuscito a dividere le generazioni mettendo i giovani contro gli anziani, e gli elettori tra xenofobi ed accoglienti, negli Usa come in Europa. Quarant'anni dopo, è sempre il solito trucco.

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