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Sedie elettriche

Bollette micidiali, tra liberalizzazioni e rinnovabili

Ed invece no: arrivano gli incentivi per la istallazione di impianti per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, in particolare impianti eolici e fotovoltaici. Dovevano rappresentare un toccasana per il borsellino dei consumatori, con un risparmio consistente sulla bilancia commerciale, riducendo la dipendenza energetica.

Siamo arrivati così alla terza castroneria: agli impianti eolici e fotovoltaici è stata data priorità di accesso alla rete, senza rispettare nessuna altra regola. Dal punto di vista ingegneristico è stata una idiozia assoluta, perché questo tipo di elettricità entra o meno a seconda del sole e del vento. Uno sbilanciamento continuo del sistema. E poi, gli impianti sono stati realizzati dove capitava: un po' qua, un po' là, a casaccio. A seconda delle Regioni e dei Comuni che davano i permessi, si produce ancora oggi energia in eccesso, che non viene utilizzata perché non ci sono sistemi di trasmissione adeguati, mentre il fabbisogno locale è scarso. Soldi buttati, come al solito. Si doveva pianificare la distribuzione territoriale e soprattutto prevedere un obbligo di stoccaggio con un sistema di batterie sul posto. Sarebbe costato molto di più, ma almeno si sarebbero evitati danni ancora più gravi.

La quarta fesseria è stata questa: con la sostituzione degli impianti eolici e fotovoltaici, non abbiamo risparmiato un bel nulla dal punto di vista della bilancia commerciale con l'estero. Infatti, invece di esportare valuta per comprare prodotti energetici, adesso esportiamo valuta per remunerare gli investitori stranieri che hanno finanziato gli impianti. Gli incentivi del Conto energia, infatti, coprono ampiamente il costo dell'investimento nell'impianto eolico o fotovoltaico, prevedendo un prezzo prestabilito per il ritiro della corrente elettrica prodotta, per un numero molto elevato di anni. In pratica, si copre l'ammortamento tecnico e quello finanziario dell'investimento. Non solo si ritira l'energia prodotta con sistemi rinnovabili ad un prezzo più elevato di quello a cui si compra quella prodotta correntemente con le fonti fossili tradizionali, ma si addossa il maggior onere sulla bolletta: comprare la energia elettrica da fonti rinnovabili costa di più che importare gas e petrolio. Quando sono investimenti esteri, è come se la energia la importassimo. Dite voi se si può essere più bastonati di così. Solo ingenuità? Non credo proprio.

Non basta ancora: c'è la botta finale. Visto che il sole va e viene e così il vento, bisogna assicurare che in rete ci sia sempre la tensione giusta. E si chiede all'improvviso ai produttori di energia, quelli che hanno gli impianti tradizionali, di immetterla subito. Un po' per essere stati spiazzati dalla nuova capacità delle rinnovabili, che hanno accesso prioritario alla rete, un po' per questo sistema assai imprevedibile di fornitura, nella legge di Stabilità per il 2014 è stato inserito un sistema di remunerazione specifico, il capacity payment. Questa voce, così si dispone, non deve andare ad aumentare le bollette.

Fatto sta che siamo arrivati al paradosso: invece di continuare ad incentivare il risparmio energetico, con bollette progressive in funzione dei consumi, ora il sistema è regressivo. Meno si consuma, e più si paga in proporzione. C'è una capacità istallata esuberante, e se gli impianti non funzionano si va in perdita.

Avete voluto le privatizzazioni? Si! Ma vi siete accorti che erano state fatte male? No!

Avete voluto le energie rinnovabili? Si! Ma vi siete accorti che erano state organizzate peggio? No!

Bravi, allora pagate!

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