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La Nuova Rete ed il forziere svuotato

Vent'anni dopo, che cosa rimane del monopolio?


Internet, nel frattempo, ha cambiato completamente il volto delle telecomunicazioni: la comunicazione telefonica è stata soppiantata dalla trasmissione dati digitale su IP, soprattutto peer-to-peer. Un assetto in cui ciascun utente immette nella rete contenuti molto pesanti in termini di bit, come i video.

Qui nasce il problema cruciale della regolamentazione delle condizioni di accesso alla rete: se si considerano solo i costi storici e la tecnologia come una invariante, in pratica la rete storica in rame per la semplice telefonia vocale, un po' alla volta la rete deperisce, in quanto non è più tecnologicamente all'avanguardia. Non basta sostituire il rame con altro rame, ma servono la fibra ottica e tutte le soluzioni volte a consentire lo sviluppo di internet. Non basta il rimpiazzo degli investimenti storici, ma serve mantenere la rete ai sempre migliori livelli tecnologici.

Cavi Nessuno si è fatto carico, strategicamente, di questo problema. Ai nuovi entranti conveniva una contabilità regolatoria basata sull'ammortamento dei costi storici dell'infrastruttura, perché così pagavano di meno per il suo utilizzo. Anche ai privati che acquisirono l'ex monopolista telefonico conveniva un ammortamento della rete a costi storici, perché era molto più basso di quello che sarebbe stato necessario per mantenere la infrastruttura ai migliori livelli tecnologici: ammortamenti bassi consentono di aumentare i dividendi.

E' andata avanti così per vent'anni, sfruttando il più possibile la rete originale in rame, di cui oggi rimane praticamente inalterato solo l'ultimo tratto che va dalla centrale o dall'armadietto di strada fino alla casa dell'utente. Questo è ormai un collo di bottiglia se si vuole la banda ultra-larga, quella che consente di avere a casa la interattività televisiva di alta qualità, con la possibilità del video-on-demand sulla lunga coda. Serve portare la fibra a casa dell'utente, o almeno all'armadietto di strada: la prima soluzione (FTTH) è quella che sta realizzando Open Fiber, la Società indirettamente partecipata dalla Cassa DD.PP. che ha vinto le gare bandite da INFRATEL per gli stanziamenti che il governo ha messo a disposizione per le aree a fallimento di mercato; la seconda architettura (FTTC) è quella che sta realizzando TIM, che consente di sfruttare ancora un pezzo della sua rete in rame. Ma mentre la prima soluzione (FTTH) è completamente autonoma nell'accesso all'utente finale rispetto alla rete di TIM, la seconda soluzione (FTTC) vincola la concorrenza ad usarne comunque l'ultimo tratto in rame.

La nuova rete a banda ultra larga finanziata dal governo italiano nelle aree a fallimento di mercato, mediante i bandi di gara gestiti da INFRATEL, creerà una infrastruttura pubblica in fibra ottica che arriverà a casa degli utenti e che sarà accedibile da parte di tutti i concorrenti alle medesime condizioni: eque, trasparenti, non discriminatorie, orientate ai costi.

La storica rete fissa di telecomunicazioni è stata enormemente migliorata tecnologicamente nel corso degli anni, ma sostanzialmente svuotata dal punto di vista finanziario. Dopo vent'anni, siamo tornati al punto di partenza: ciò che la Stet non accettò allora, viene realizzato oggi con nuove risorse pubbliche, dei cittadini. Per questo deve intervenire nuovamente lo Stato: la Nuova Rete ed il forziere svuotato.

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