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E' l'ora di darci un taglio

Personalismi, ambiguità e tattiche non servono

A scrutinio quasi concluso, visto che sono stati scrutinati i voti di 384 seggi su 394, i risultati delle elezioni regionali in Molise, dimostrano che il consenso popolare espresso alle elezioni politiche non cambia. La coalizione di centrodestra raccoglie il maggior favore, poi viene il M5S che corre da solo, ed infine c'è la sparutissima pattuglia del centrosinistra.

E' difficile ora, per il M5S cantar vittoria: il 4 marzo, in Molise, aveva riscosso il 44,35% dei voti, ora solo il 38,3%. Un piccolo bagno, che deriva dalla maggior compattezza del centrodestra, che invece alle politiche si era presentato sfilacciato.

Il Centrodestra unito, infatti, fa progressi: è passato dal 25,39% al 43,8%. Ci sono stati traini locali importanti, ed il merito di questo incremento è delle altre formazioni centriste che si sono aggregate. Forza Italia comunque indietreggia, passando dal 12,4 % al 9,4%. Alla Lega è andata bene, passando dal 6,28% all'8,3%.

Il centrosinistra ha ceduto ancora, passando dal 19,61% al 16,8%. Ma stavolta sono mancati i voti che erano stati raccolti da +Europa. Il PD scende comunque al minimo storico, passando dal 16,14% di marzo all'8,7%.

Gli italiani non si fanno strattonare dai personalismi, dai minuetti e dalle tattiche. Hanno espresso il loro voto con convinzione, ed ora a chi è stato eletto incombe l'onere di governare. Nessuno ha avuto la maggioranza assoluta, e quindi nessuno può prendersi tutta la posta in gioco. Anche attendere un anno, per arrivare traccheggiando alle elezioni europee, potrebbe rivelarsi inutile, considerando che anche in quel caso il sistema di votazione è proporzionale.

Adesso incomincia una nuova settimana, con una probabile esplorazione condotta dal Presidente della Camera, per verificare possibili intese tra il M5S ed il PD. Già si prevedono nuove richieste di passi indietro: prima verso Silvio Berlusconi, ora nei confronti di Matteo Renzi. Che, probabilmente, venderà cara la pelle dopo essere stato oggetto di una opposizione senza sconti nella scorsa legislatura.

Il M5S rischia di trovarsi isolato, per le pregiudiziali che ha messo. E' comprensibile la difficoltà di accettare una coalizione in cui il nuovo deve convivere con il vecchio. Ma è questa la realtà.

All'Italia serve un governo che sappia destreggiarsi nelle mille insidie del momento. I problemi del credito che scarseggia rimangono irrisolti, ci sono altre crisi bancarie che potrebbero richiedere interventi pubblici. E le imprese cercano segnali di stabilità per non perdere un anno ancora nel mettere a fuoco le strategie di investimento e di crescita.

Anche Mario Draghi lo ha confermato, che probabilmente siamo arrivati al punto più alto del ciclo della ripresa europea. Non possiamo attenderci molto, dunque, neppure dall'export.

E' dal programma che si deve partire, non dalle persone o dalle formule. Cerchino di capirlo tutti, vecchi e nuovi arrivati. Che alla fine è meglio che un accordo lo trovino loro, e non se lo facciano imporre. Sono in tanti che tifano per lo stallo, per dimostrare che i vincitori sono degli incapaci. Sarebbe il fallimento della democrazia rappresentativa, che tante forze ed interessi auspicano per imporre il loro modello di democrazia guidata.

Personalismi, ambiguità e tattiche non servono.

E' l'ora di darci un taglio.

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