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5G: un’asta idiota

La Stato incassa le risorse che andavano investite in innovazione

Di fronte ad una svolta tecnologia complessa, come quella del 5G, si è fatta la scelta più stupida possibile. L’esperienza del Wi-Max, evidentemente, non è stata sufficiente. Anche in quel caso si trattava di una tecnologia innovativa, finalizzata alla copertura radio a larga banda di aree vaste ed a scarso traffico per via di pochi utenti dispersi sul territorio. In queste aree non sarebbe convenuta né la cablatura mista fibra/rame , né quella radio con le stazioni dell’Umts. Troppo costose entrambe.

Invece di guardare al mercato potenziale, si badò a spremere i concorrenti, con il risultato di spomparli finanziariamente. I soldi che avevano, erano stati tutti incassati dallo Stato per concedere il diritto d’uso delle frequenze. Quando arrivò il momento di investire, nessuno fece niente perché erano state richieste addirittura coperture radio su scala nazionale e regionale.

Avete più sentito parlare del Wi-max? No!

Già c’era la concorrenza sfrenata tra i costruttori di apparati UMTS, che non vedevano assolutamente di buon grado l’ingresso di una piattaforma innovativa, e poi lo Stato ci piantò su i chiodi.

Quando si parla di 5G, si propone un sistema completamente diverso da quelli in uso oggi, che hanno puntato soprattutto ad accrescere la capacità di trasmissione per singolo utente, al fine di consentirgli di ricevere immagini e contenuti video. Si è cercato di realizzare la cosiddetta "larga banda via radio".

Stavolta, invece, si punta soprattutto alla connessione contemporanea di migliaia di apparati che trasmettono segnali molto brevi, che vengono poi elaborati da sistemi informatici esperti. Sono sensori, sistemi di allarme e controllo, che trasmettono dati come temperatura, movimento, variazioni di pressione o tensione. E’ l’Internet delle cose. Servono per capire in tempo reale che cosa sta succedendo intorno a noi.

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