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USA: il grande mantice in affanno

La domanda americana dà lavoro a mezzo mondo, ma a caro prezzo


DEFICIT DEL BILANCIO FEDERALE

L'ammontare che è stato accumulato tra il 2008 e lo scorso anno ammonta a 12.295 miliardi di dollari. Quello del 2019 dovrebbe arrivare a 989 miliardi di dollari, un livello molto inferiore rispetto allo stratosferico deficit del 2009, quando per contrastare la recessione arrivò a 1.841 miliardi, per poi scendere a 577 miliardi nel 2015 per via della ripresa economica.

Donald Trump, per mantenere ferma la promessa elettorale, ha finanziato in disavanzo sin dal 1° gennaio 2018, una consistente riduzione delle imposte sui redditi di imprese e famiglie.

Le imprese usano spesso gli utili per acquisto di azioni proprie, in Borsa, per la felicità degli azionisti: ma è solo schiuma. Si genera una euforia pericolosa.

Bandiera USAInsieme al deficit, poi, è cresciuto pure il costo del debito pubblico americano: gli interessi da pagare sono passati dai 432 miliardi di dollari del 2016, ultimo anno della Presidenza Obama, ai 523 miliardi del 2018, con un peso pari al 2,6% del pil. In Italia, per fare un paragone, è stato del 3,5% del PIL.

I tassi americani sono alti, quasi quanto quelli italiani, anche per via della più alta inflazione: alla fine, tra il debito americano che ha il rating AAA e quello italiano marcato con BBB non c'è poi una differenza colossale.

Il debito federale americano è dunque sempre più costoso per il contribuente, soprattutto da quando la Fed non solo ha alzato i tassi di interesse ma ha cominciato a vendere sul mercato i titoli che aveva acquistato in precedenza, con i vari Qe. In pratica, bisogna piazzare, drenando liquidità, sia i titoli che servono per finanziare il disavanzo federale sia quelli offerti dalla Fed.

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