Ecco che cosa è successo.
Le misure adottate dalla Banca d'Italia nel novembre 2015 in ordine alle
crisi di Banca Marche, Popolare dell'Etruria, CariChieti e CariFerrara hanno richiesto un
intervento del Fondo di 3,7 miliardi circa, una somma superiore alle sue disponibilità. Per fronteggiare questa esigenza, la Banca d'Italia ha stipulato con un pool di primarie banche italiane un finanziamento ponte concesso a condizioni di mercato a favore del Fondo per 4 miliardi di euro. A dicembre del 2015 sono stati raccolti dal sistema contributi ordinari e straordinari (in misura pari a tre volte l'importo annuale dei contributi ordinari) per 2,4 miliardi di euro. Tali contributi sono stati utilizzati per rimborsare una quota del finanziamento ponte; l'ammontare residuo di questo finanziamento al 31 dicembre 2016 era di 1,55 miliardi di euro.
Nel dicembre 2016 la Banca d'Italia ha proceduto al richiamo di due annualità di contribuzione ordinaria, pari a circa 1,5 miliardi di euro. Insomma
sono bastate le crisi di quattro piccole banche di provincia per prosciugare tutto il Fondo, che ha dovuto indebitarsi e poi chiedere annualità successive e contributi straordinari.
Non è un caso che,
per risolvere le difficoltà delle due Banche venete, Popolare di Vicenza e Veneto Banca, è dovuto intervenite lo Stato. Si è arrivati alla cessione della parte in bonis ad Intesa San Paolo, che ha pagato simbolicamente "1 euro", mentre la Bad Bank è stata affidata in liquidazione alla SGA del Tesoro. Lo sbilancio tra attività e passività acquisite da Intesa rappresenta ancora un suo credito nei confronti delle liquidazioni, quantificato in 5,4 miliardi di euro. L'attivo della liquidazione è composto da crediti deteriorati (9,9 miliardi di valore netto contabile, 17,8 di valore lordo) e da alcune partecipazioni ed interessenze non strategiche (1,7 miliardi).
Non è casuale dunque che la riforma del MES preveda un canale privilegiato per i fallimenti bancari. Nel caso che i fondi disponibili non siano sufficienti, il Fondo di Risoluzione Bancaria può chiedere un prestito al Mes, che rappresenta il "prestatore di ultima istanza": deve intervenire in ogni caso, per evitare il collasso dell'Eurozona.
Per aiutare il Fondo di Risoluzione Bancaria, gli Stati aderenti al MES dovranno alzare le tasse o indebitarsi. E, come garanzia, avranno un pezzo di carta: l'impegno a restituire il denaro ricevuto nel medio periodo.
Tutto ritorna al punto di partenza.
Dividendi agli azionisti e salvataggi di Stato.
Banche & MES.
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