Ci raccontano che ormai, in Europa,
il peso dei fallimenti bancari non sarà più a carico degli Stati: a pagare, con il
bail-in, non saranno più i cittadini con le tasse, ma gli azionisti delle banche fallite, gli obbligazionisti ed i depositanti per le somme eccedenti i 100 mila euro.
In più, per evitare che il passivo del fallimento di una banca ecceda queste risorse e che si crei il panico nel sistema, a livello europeo è stata prevista l'istituzione a livello nazionale di un
Fondo di Risoluzione Bancaria (in inglese,
SRF -
Single Resolution Fund), che viene alimentato con un contributo pari all'1% dei depositi dalle singole banche. In questo modo, l'Autorità nazionale di risoluzione, da noi la Banca d'Italia, ha a disposizione una riserva di capitale con cui intervenire per coprire l'ulteriore buco.
A livello europeo, in una prospettiva di otto anni,
il Fondo dovrebbe arrivare in totale a 51 miliardi di euro. L'Italia, vista la dimensione del suo sistema bancario, avrebbe un Fondo pari al 10% del totale, con circa 5 miliardi. In Italia, le risorse raccolte a titolo di contribuzione ordinaria e trasferite all'SRF nel 2018 sono state pari a 827 milioni di euro, a fronte dei 748 raccolti nel 2017. Hanno partecipato 452 istituzioni italiane, di cui 449 banche e 3 SIM.
Sono somme assolutamente insufficienti a coprire i rischi del sistema bancario. E' la stessa Banca d'Italia che ci fa un resoconto davvero inquietante di quanto è successo finora: non solo ci sono state perdite bancarie non coperte con le risorse del Bail-in, ma si è dimostrata chiara l'insufficienza del Fondo di Risoluzione.
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