Ci si organizzò in cooperative private, in genere su base professionale: tra gli insegnanti, ad esempio. Ma il sistema cooperativo era diffusissimo:
le Case dei Ferrovieri, ad esempio, sono ancora oggi un modello di architettura abitativa.
Ma questo sistema era insufficiente, in quanto favoriva solo coloro che avevano un risparmio cui attingere. Fu varato così il
Piano Fanfani, INA-Casa, che prevedeva l'utilizzo dei fondi dell'assicurazione pubblica per prestiti alle cooperative private e per piani diretti di costruzione.
Furono due interventi legislativi di grande successo: il sogno di avere una casa di proprietà fu a portata di mano per milioni di famiglie italiane.
La questione si ripropose alla fine degli anni Settanta:
il mercato delle case in affitto era segmentato in due. Da una parte c'erano le "case a fitto bloccato", dall'altra quelle che venivano affittate a canone libero. Nel primo caso, si trattava di una misura presa sin dal periodo bellico e poi continuamente prorogata negli anni, per evitare un aumento incontrollato a danno delle famiglie. C'era una evidente disparità: alcuni pagavano pochissimo, perché i fitti erano bloccati da decenni, altri davvero tanto.
Si intervenne con una
misura straordinaria, quella di introdurre per tutti il cosiddetto "
equo canone": per un verso i vecchi affitti vennero sbloccati, aumentando il canone, per l'altro gli affitti a prezzo libero vennero calmierati. La conseguenza fu la rarefazione delle case offerte in affitto: i proprietari ritenevano punitivo l'importo previsto con l'"equo canone" e preferivano tenere le case vuote, anche per non perderne la disponibilità. Mandare via un inquilino era una avventura giudiziaria, anche perché le sentenze di convalida di sfratto non venivano materialmente eseguite: non c'erano mai disponibili né gli ufficiali giudiziari né la forza pubblica che doveva assisterli.
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