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BCE, Tesoro, Mercato: contrastanti attese

Timorosa la BCE, Speranzoso il Tesoro, Nervoso il Mercato


Il Tesoro è invece apparentemente ottimista: nella Nota di Aggiornamento al Def 2021, ha aggiornato le previsioni programmatiche rettificando addirittura al ribasso gli oneri per interessi sul debito pubblico per gli anni 2022-2024: invece che assorbire il 3% del PIL, nel 2022 saranno del 2,9%; nel 2023 scenderanno dal 2,8% al 2,7%; e parimenti nel 2024 si prevede una riduzione dal 2,6% al 2,5% del PIL.

In valori nominali, gli interessi sul debito pubblico passerebbero dai 61 miliardi di euro pagati nel 2019 ai 50,6 miliardi previsti per il 2024.

L'ottimismo del Tesoro sull'andamento al ribasso dell'onere per interessi sul debito è ancora più evidente se si riflette sul fatto che i 61 miliardi di interessi pagati nel 2019 facevano riferimento ad uno stock di debito pari a 2.410 miliardi e che i 40,6 miliardi del 2024 sarebbero pagati a fronte di un debito lievitato di oltre 500 miliardi, giungendo a 2.959,3 miliardi.

Vero è che ci sono i favorevoli effetti di trascinamento derivanti dagli acquisti effettuati dalla BCE con il PEPP, ma l'ulteriore miglioramento previsto nella Nota di Aggiornamento è sicuramente un dato che non trova riscontro negli andamenti del mercato e nelle comuni aspettative.

Ci potrebbe essere dell'altro, che non viene anticipato.

Ci potrebbe essere, dietro le quinte, la costituzione di un Fondo a livello europeo per la gestione in comune dei debiti pubblici pandemici, facendovi confluire gli stock accumulati nel biennio 2020-2021: è una prospettiva che è stata rilanciata di recente dal Governatore della Banca d'Italia Visco, riprendendo quella che era stata formulata sin dal 2018 dall'allora Ministro per gli Affari Europei Savona.

Se fosse vera questa ipotesi, con una sorta di gestione comune a livello europeo del debito pandemico, verrebbero emessi eurobond a tassi estremamente convenienti, rastrellando dal mercato titoli dei diversi Stati per un importo corrispondente: sarebbero ceduti volentieri, anche a fronte di rendimenti inferiori, essendo titoli con una più elevata garanzia di solvibilità.
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