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20 anni di Euro e 30 anni di Maastricht

Un bilancio fallimentare


Mentre i debiti pubblici europei lievitavano velocemente a causa della caduta del prodotto interno e di una dinamica economica assai contenuta per via delle politiche di austerità e di risanamento strutturale che erano state definite attraverso il Fiscal Compact, la BCE è dovuta ritornare rapidamente sui suoi passi, con una politica monetaria estremamente accomodante: la Exit Strategy delineata all'inizio del 2011 si stava rivelando catastrofica. Tra i tassi di riferimento portati a zero, la penalizzazione crescente dei depositi delle riserve bancarie, le Ltro (operazioni di finanziamento a più lungo termine) e le T-Ltro (variamente finalizzate) e gli acquisti di titoli sul mercato culminati nel Qe a partire dal marzo 2013, la BCE ha inondato di liquidità le banche ed il mercato.

Tutti ricordano le fiammate dello spread che ha colpito il debito italiano: non solo nell'estate del 2011, prima che arrivasse il governo Monti ad introdurre altre correzioni draconiane, ma anche nell'estate del 2012, dopo che erano state assunte. La BCE, per Statuto, non può intervenire a sostenere i corsi dei titoli di Stato: la baldoria è continuata per mesi, fino alla attivazione del Qe.

La attivazione del Qe, con acquisti di titoli di Stato proporzionati al PIL di ciascun Paese rappresentato nella BCE (Capital Key) ha portato ad un abbassamento drastico dei tassi, portandoli in territorio negativo per tante scadenze e per tanti Paesi: anche l'Italia ne ha beneficiato, per i titoli a breve. Ma questo ha significato ribaltare quello che sembra essere l'ordine naturale della finanza, con gli investitori che sovvenzionano i creditori. La Corte costituzionale tedesca, sulla base di precisi ricorsi, ha chiesto alla BCE di giustificare la sua condotta, lesiva degli interessi dei risparmiatori. Insomma, anziché tagliare i picchi insostenibili, la BCE ha schiacciato tutti i tassi di interesse verso il basso, ad un livello negativo che scoraggia gli investimenti in euro e li dirotta verso il dollaro.

La situazione si sta facendo ancora più complessa in questi ultimi mesi, visto che il tasso di inflazione in Germania è assai più alto di quello di altri Paesi, come Francia e Italia. I prezzi degli asset immobiliari stanno schizzando alle stelle: i tedeschi ritirano i propri soldi dalle banche o dai Fondi di investimento per acquistare case. Insomma, è un pasticcio.

Resta il fatto che l'Italia ha ora un livello di debito pubblico enorme e che il venir meno della copertura da parte della BCE potrebbe far alzare ulteriormente lo spread rispetto ai Bund: è già sui 130 punti base mentre il PEPP ed il Qe sono ancora in corso.

C'è da temere il peggio, perché la BCE è tenuta a comportamenti simmetrici: in alcuni casi, come la Germania, i tassi sono troppo bassi e quindi devono salire per evitare distorsioni; in altri casi, come l'Italia, sono appena giusti e tirarli su creerebbe guai grossi.

C'è poco da fare: una Moneta Unica è disfunzionale quando deve gestire economie troppo diverse tra loro, con debiti pubblici enormemente differenziati: la Germania ha un rapporto tra il 65/70% del PIL, l'Italia tra il 155/160%.
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