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Compiti a Casa, per Bruxelles e Francoforte

Dopo trent'anni di Maastricht, venti di Euro e dieci di Fiscal Compact

E' ora di cambiare strada: quello che l'Italia doveva e poteva fare l'ha fatto.

E' l'Europa che traccheggia, senza una vera strategia.

Non veniteci a fare ancora la predica sul rapporto debito/PIL dell'Italia, schizzato a livelli terrificanti per colpa della pandemia e degli aiuti concessi alle famiglie ed alle imprese. E' cresciuto come in tutti gli altri Paesi del mondo, di una ventina di punti percentuali. Partivamo dal 140% e siamo nuovamente in orbita.



Chi oggi minaccia nuovi sfracelli, il ritorno dello spread a massacrarci ha in testa un solo processo: tenere l'Italia con un costo del lavoro misero, con le imprese a farsi competizione tagliando i salari, i costi operativi e gli investimenti, schiacciandola in basso nella catena del valore.

Bisogna intendersi bene: l'Italia è uscita dal gorgo della insostenibilità dei conti con l'estero, nonostante la disciplina dell'euro che da vent'anni non consente svalutazioni, avendo ridotto le importazioni all'osso ed il costo del lavoro. Dopo le mazzate fiscali, la flessibilità del mercato del lavoro e le riforme del sistema pensionistico, l'economia italiana è diventata competitiva sui mercati internazionali, ma giocando tutto al ribasso: spremendo tutto quello che c'era, dagli investimenti già fatti in passato alla forza lavoro.
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