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Compiti a Casa, per Bruxelles e Francoforte

Dopo trent'anni di Maastricht, venti di Euro e dieci di Fiscal Compact


Serve una riflessione profonda sui meccanismi europei, al di là delle fanfare sulla New Generation Ue, sulla transizione energetica, sull'auto elettrica:
  • il Fiscal Compact va riscritto di sana pianta, visto che si continua a parlare del rapporto deficit/PIL senza considerare la componente estera che assicura l'afflusso di risorse da impiegare per la crescita, o del rapporto debito/PIL che trascura l'enorme ricchezza netta del settore privato. Gli Stati che rispetteranno le regole, dovranno essere pienamente garantiti dalla BCE al momento delle emissioni sul mercato, assicurando che il tasso di interesse pagato sia coerente con quello fissato per i titoli a 10 anni;
  • il funzionamento della BCE va completamente rivisto, perché deve assicurare il finanziamento dei debiti pubblici di tutti i Paesi aderenti all'euro alle medesime condizioni. Lasciare andare allo sbando gli spread è una follia che nessuna Banca centrale al mondo consentirebbe. Lo spread deve essere pari a zero;
  • vanno definitivamente congelati tutti i debiti pubblici "eccezionali", sia quelli derivanti dagli interventi effettuati dopo la GCF del 2008 ed a seguito del collasso sui mercati nel biennio 2010-2012, sia quelli resisi necessari dopo la crisi sanitaria del 2020. Sono già nel portafoglio delle diverse Banche centrali nazionali dell'Eurozona: vanno trasformati in rendite irredimibili, il cui onere per interessi va retrocesso integralmente agli Stati come già ora avviene;
  • tutte le risorse ancora inutilizzate dal MES, visto che spetterà alla BCE diventare prestatore di ultima istanza, dovranno essere trasferite alla BEI cui spetta il compito di raccogliere capitali sul mercato per finanziare i progetti di investimento dei privati e quelli pubblici infrastrutturali. Ci troviamo, invece, di fronte ad un ingiustificato proliferare di soggetti e procedure europee che valutano le regole che presidiano i bilanci pubblici, la redditività e la sostenibilità degli investimenti finanziati con grant o con bond europei, e le misure di condizionalità. E' diventato un polpettone.

L'Italia ha già fatto i compiti a casa, pagando un prezzo enorme in termini di crescita e di prosperità.

Ora tocca all'Unione europea dimostrare di non essere solo un robottino che applica regole che ormai mandano tutti fuori strada.

Dopo trent'anni di Maastricht, venti di Euro e dieci di Fiscal Compact

Compiti a Casa, per Bruxelles e Francoforte
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