Il risultato positivo è che
la nostra bilancia commerciale è strutturalmente attiva, e che la
posizione finanziaria netta è finalmente positiva in quanto siamo per la prima volta nella storia creditori netti verso l'estero.
Il fatto negativo è che
questi sacrifici hanno indebolito il sistema:
- dal punto di vista sociale, perché i giovani più preparati vanno all'estero per lavorare trovando lì retribuzioni assai più elevate che in Italia;
- dal punti di vista produttivo, perché si è interrotto il processo di crescita qualitativa e dimensionale delle imprese, sempre più rinchiuse nel core business ed attente ai costi per mantenere competitività e margini;
- dal punto di vista dello sviluppo, perché il risparmio ed il surplus estero sono impiegati in investimenti finanziari, troppo lontani dalle esigenze delle imprese;
- il sistema bancario si è spostato verso la gestione dei servizi di pagamento, lucrando soprattutto sulle commissioni, impelagato nelle insolvenze dopo la crisi e nell'accantonamento di capitale a fini prudenziali. E' una componente sempre più passiva dell'economia: quasi svogliata, non ha più la capacità di raccogliere risparmi a medio e lungo termine che vengono dirottati sui Fondi di investimento e di gestione;
- il bilancio pubblico è alle prese con sforzi titanici per effettuare gli investimenti del PNRR, tanco complessi da essere incomprensibili nel disegno industriale e produttivo che ne deriverebbe. Di tutti i soldi che verranno spesi, non si capisce quanti ne resteranno davvero in Italia rispetto agli acquisti di tecnologie dall'estero: rischia di essere un boomerang, una spesa che cola via da una pentola con il fondo bucato.
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