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Ma il Greenfare State fa comodo al Mercato

È stupido rischiare in proprio, meglio far indebitare gli Stati


Un altro fattore di enorme disturbo è stato determinato dalla fiammata inflazionistica iniziata nella primavera del '21: la ripresa della economia, in vista della fine delle restrizioni imposte dai governi per limitare i contagi, era accompagnata da un aumento sbalorditivo dei prezzi.

I produttori di materie prime e gli speculatori sui mercati internazionali aspettavano l'occasione giusta per rifarsi.

C'è un altro fattore più importante ancora: la sfida della transizione energetica, che viene imposta come unica condizione che consente la sopravvivenza della vita sul Pianeta, impone investimenti colossali alle imprese e spese altrettanto enormi e non recuperabili per i cittadini e le famiglie.

E' per affrontare questa sfida che è tornato centrale il ruolo degli Stati: tutto è cominciato con le "carbon tax", con l'istituzione di specifiche imposte sulle produzioni e sui consumi considerati negativi dal punto di vista ambientale finalizzate a disincentivarli ed a finanziare gli investimenti e gli acquisti di beni compatibili con gli obiettivi ambientali.

C'è dunque una diretta correlazione tra le politiche ambientali ed i bilanci pubblici: in ogni caso, quando sarebbe troppo complesso ed impopolare imporre tasse ambientali, ad esempio aumentando il prezzo della benzina o del gasolio, si creano divieti a termine: dal 2035, ad esempio, l'Unione europea ha già previsto che non si potranno più mettere in commercio autovetture con motore a combustione interna. Si forza così la transizione verso l'auto elettrica, prevedendo da subito incentivi fiscali per il loro acquisto.
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