Nonostante la recente ripresa di buoni rapporti politici con l'Egitto, dopo anni in cui sono stati assai travagliati facendo perdere all'Italia molto del terreno che aveva conquistato, ora sono la Cina e la Russia ad orientare le strategie dell'Egitto, come dimostra la richiesta di adesione ai BRICS che è stata accolta nel vertice appena tenutosi in Sudafrica.
In pratica, dopo aver patito duramente le conseguenze della politica americana del “Nuovo Inizio” che fu a suo tempo decisa dal Presidente Barak Obama, portando alla brutale destituzione di Hosni Mubarak ed alla sanguinosa presidenza di Mohamed Morsi che venne sostenuto dai Fratelli Musulmani, un'associazione politica fino ad allora dichiarata fuorilegge, l'Egitto è ormai favorevole ad un assetto multipolare, ben diverso da quello propugnato dalle Potenze occidentali.
Lo stesso vale per l'Etiopia, un Paese chiave in quanto rappresenta una sorta di cerniera tra l'Oriente ed il Centro dell'Africa. Pur non avendo uno sbocco al mare, visto che sul Mar Rosso, il Golfo di Aden ed il Mare Arabico si affacciano rispettivamente l'Eritrea, Gibuti e la Somalia che la circondano, l'Etiopia ha confini estesissimi verso il Sudan, il Sudan del Sud ed il Kenya che è rimasto l'ultima roccaforte occidentale.
Una ulteriore penetrazione della Russia e della Cina nell'Africa Centrale passa dunque per l'Etiopia, uno Stato che ha forti difficoltà economiche per via dello squilibrio commerciale e per il pesante indebitamento con l'estero: se ha quindi necessità di un sostegno consistente, vuole evitare di sottostare alle condizioni imposte dagli organismi internazionali come il Fmi, che chiedono liberalizzazioni privatizzazioni.
Le relazioni diplomatiche tra Etiopia e Cina risalgono agli anni Settanta: sin da allora Pechino offriva sostegno ai Paesi in cui erano in corso i difficili processi di decolonizzazione, che offriva in cambio di altrettanto sostegno politico nell'ambito dell'ONU.
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