(Teleborsa) - Il lettone di Putin ha idealmente ospitato il vertice Franco-Italiano, consumatosi velocemente tra Sarkozy e Berlusconi e laddove Berlusconi è andato, per così dire, in bianco. Sembra comunque che tra i due sia scoppiata la pace, almeno sul fronte degli immigrati, ma questo andrà verificato più avanti.
Per il momento si apprezza l'evidente ipocrisia del presidente francese, affaccendato a spiegare e motivare l'opinione pubblica sul concetto di guerra etica in soccorso dei popoli soggiogati e i giri di valzer che, invece, il Cavaliere è costretto a farsi, per l'insistente pressione americana, sull'intensificazione dell'impegno tricolore in Libia dove la Francia sembra aver già imbastito una serie di accordi per ottenere commesse del valore di decine di miliardi di dollari. Potenzialmente, quindi, la Francia ha già rifilato un duro colpo al ruolo italiano di partner commerciale privilegiato fin qui ricoperto nei confronti della Libia.
Eppure Berlusconi e Sarkozy si conoscono da tempo e cioè da quando il presidente francese, nel corso degli anni 80, assunse il ruolo di legale della Fininvest nella causa che opponeva "La Cinq", precedentemente costituita dal Cavaliere, per supportare l'informazione socialista di Mitterand su esplicito invito di Craxi, e il governo francese, che aveva modificato il regolamento sulle frequenze radio televisive.
L'unico punto incassato da Berlusconi nell'incontro con l'omologo transalpino è l'appoggio, nemmeno tanto incondizionato, della politica francese alla nomina di Draghi al vertice dell'EuroTower. Troppo poco se tutto il resto, invece, parla francese a cominciare da Bulgari e Parmalat, finendo alla sfida sul riassetto di Edison e allo scontro sui binari tra Trenitalia e SNCF, ma sopratutto per il vizietto tutto francese, condiviso a volte con la Germania, di disporre di un board decisionista su tutto che esclude sistematicamente l'Italia.