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Sindacati della scuola al Ministro: "Meno supplenze? Allora assuma..."

Economia, Welfare
Sindacati della scuola al Ministro: "Meno supplenze? Allora assuma..."
(Teleborsa) - Il Ministro dell'Istruzione Stefania Giannini mira ad un drastico taglio delle supplenze, come parte di un pacchetto per la scuola del valore di 1 miliardo, che dovrebbe portare a Palazzo Chigi questo venerdì. Il Ministro ha precisato che bisognerà fare un bilancio dell'organico, tagliando il precariato. Ma cosa ne pensano i sindacati della scuola?

La replica del sindacato Anief, che ha seguito da vicino le sorti dei docenti precari, è velata dalla cautela, in attesa dei dettagli di questo famoso pacchetto per la scuola. Citando le parole del Ministro, secondo cui "le supplenze non fanno bene né a chi le fa né a chi le riceve", il sindacato sottolinea che i numeri dicono che i supplenti servono ed andrebbero stabilizzati.

"Il Ministro dell'Istruzione, Stefania Giannini, dice che vuole eliminare i supplenti? Allora si metta all'opera, perché non deve fare altro che assumerli" risponde il sindacato. Dal 2001 ad oggi lo Stato italiano ha assunto nelle scuole pubbliche 258.206 insegnanti, ma in quegli anni ne sono andati in pensione 37mila in più. E i posti liberi erano 311.364. Tanto è vero che le supplenze sono aumentate da 105mila a 140mila. E la maggior parte sono su posti vacanti.

Il sindacato ne ha anche una questione di economia, giacché nel frattempo le spese per il personale a tempo determinato sono aumentate di 348 milioni di euro dal 2007 (+68%), mentre nella Sanità - dove si è proceduto alla stabilizzazione di 24.000 unità - si è prodotto un risparmio di 80 milioni di euro.

Secondo Marcello Pacifico, Presidente Anief, "la metà delle supplenze annuali dovrebbero tramutarsi in stabilizzazioni, perché i posti sono forzatamente limitati dall'amministrazione al 30 giugno anziché al 31 agosto per evitare il pagamento dei mesi estivi". "In ogni caso, se i contratti a tempo indeterminato non li stipulerà lo Stato - conclude - presto potrebbero deciderlo i tribunali del lavoro a seguito dell'attesa sentenza della Corte di Giustizia Europea".
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