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Fed, si intravede l’orso sul mercato obbligazionario

Economia
Fed, si intravede l’orso sul mercato obbligazionario
(Teleborsa) - Guardando il tentativo della Fed di rivitalizzare l’inflazione, attraverso gli occhi e la percezione dei mercati obbligazionari, si ha la netta sensazione di come la Banca Centrale americana non abbia la benché minima possibilità di raggiungere il suo obiettivo, cioè quello del 2%, entro la fine del decennio.



Le aspettative di una spinta inflattiva sono crollate negli ultimi tre mesi, con i rendimenti dei Treasuries che implicano livelli di prezzi al consumo in salita dell’1,5% medio, all'anno, fino al terzo trimestre del 2019. Negli ultimi dieci anni, però, queste previsioni non sono mai state centrate e si sono spesso allineate al tasso reale di aumento dei prezzi.

Anche dopo aver visto la Fed inondare l’economia con oltre di 3.500 miliardi dollari dal 2008, gli operatori obbligazionari stanno mostrando poco timore per una fiammata inflazionistica. Questo comportamento da parte degli investitori influenza sicuramente la politica monetaria che la Fed avrebbe in mente e rende più difficile ai funzionari della Banca Centrale USA la decisione per una "stretta monetaria", peraltro giustificata dalla situazione economica attuale. Una situazione di stallo che il Fondo Monetario ha già inquadrato come "disinflazione", dai risvolti molto preoccupanti.

"I tassi di inflazione non possono più stare sotto i loro obiettivi programmati e la Fed non può rimanere in attesa per molto altro tempo" ha detto Gregory Whiteley, gestore di fondi per DoubleLine Capital, che sovrintende 56 miliardi dollari. "L'onere della prova spetta adesso ai falchi in seno al board della Fed e solo a loro. Sono le persone che adesso devono creare le condizioni affinché ciò avvenga".
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