(Teleborsa) - Non si può dire che in questo periodo i rapporti tra Italia e Unione Europea siano idilliaci.
Mentre
Roma e Bruxelles erano impegnate in un piccato botta e risposta sul decreto salva - banche, la Commissione europea annunciava l'
invio della lettera di costituzione in mora (il primo passo della procedura di infrazione) a
Italia,
Grecia e
Croazia a causa del "mancato adempimento dell'obbligo di recepire ed attuare pienamente il sistema europeo comune di asilo".
A finire sotto la lente è la
procedura di rilevamento delle impronte digitali dei richiedenti asilo e la trasmissione dei dati al sistema centrale dell'UE (Eurodac) entro 72 ore.
"Nell'ottobre scorso la Commissione europea ha inviato lettere amministrative alla Grecia, alla Croazia e all'Italia. Due mesi più tardi, i problemi sollevati dalla Commissione non sono ancora stati efficacemente affrontati" spiega la Commissione europea in una nota, mentre la portavoce per le Politiche d'Immigrazione della Commissione ha precisato che fra il 20 luglio e il 30 novembre 2015 in Italia ci sono stati 65.050 arrivi irregolari, ma al sistema Eurodac sono stati notificati solo i dati di 29.176 migranti.
Non si è fatta attendere la risposta del Governo. Il Premier
Matteo Renzi ha contrattaccato
Bruxelles, che "
non sta facendo quello che deve fare", ricordando che l'Italia ha "iniziato il proprio lavoro" sugli hotspot, che verranno tutti realizzati.
Poi, una frecciata all'UE ("non basta lavarsi la coscienza dando un po' di soldi a un Paese") e a qualche leader europeo "che strilla dopo la tragedia, poi si dimentica".
Intanto dai
dati Eurostat è emerso che nel
terzo trimestre del 2015 431.800 richiedenti asilo hanno chiesto la protezione degli Stati membri UE, il doppio di quelli del secondo trimestre.
Più che triplicato il numero di siriani e iracheni in cerca di protezione (rispettivamente 138.000 e 44.500), mentre gli afghani sono raddoppiati a 56.500.