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L'Antitrust boccia l'equo compenso e la tassa Airbnb

Economia, Finanza
L'Antitrust boccia l'equo compenso e la tassa Airbnb
(Teleborsa) - L'Antitrust boccia la norma sull'equo compenso e esprime dubbi sulla cosiddetta tassa Airbnb.

Per quanto riguarda la norma sull'equo compenso prevista nel dl fisco, secondo l'Autorità garante della concorrenza e del mercato approvarla vorrebbe dire introdurre nuovamente le tariffe minime.

In una segnalazione inviata ai presidente dei due rami del Parlamento e al premier, l'Antitrust osserva "con preoccupazione" l'introduzione nel testo del dl fiscale di "una serie di misure idonee a ostacolare il processo competitivo che sembrano segnare un'inversione di tendenza, vanificando anche le riforme pro-concorrenziali recentemente introdotte".

Su due temi in particolare si concentrano le preoccupazioni dell'Authority: le misure relative all'introduzione di un "equo compenso" per tutte le professioni; la riforma della raccolta dei diritti d'autore e le limitazioni poste a tutti i potenziali concorrenti di Siae diversi dalle collecting society provenienti da altri Paesi europei.

Per quanto riguarda l'equo compenso viene introdotto "il principio generale per cui le clausole contrattuali tra professionisti e i clienti che fissino un compenso a livello inferiore dei valori previsti nei parametri individuati dai decreti ministeriali sarebbero da considerare vessatorie e quindi nulle".

Tale nullità relativa, potrebbe essere fatta valere esclusivamente dal professionista. La norma, nella misura in cui collega l'equità del compenso ai paramenti tariffari contenuti nei decreti anzidetti, reintroduce di fatto i minimi tariffari, con l'effetto di ostacolare la concorrenza di prezzo tra professionisti nelle relazioni commerciali con tali tipologie di clienti. Se da un lato e' vero, infatti, che verrebbe introdotta una nullità di protezione, azionabile esclusivamente dal professionista, dall'altro e' altamente improbabile che i clienti accettino la fissazione di un compenso a livelli inferiori assumendosi, cosi', il rischio di vedersi contestare in corso d'opera o anche successivamente il mancato rispetto del principio dell'equità.

Per quanto riguarda la tassa Airbnb, la cedolare secca sugli affitti brevi introdotta nella manovrina di primavera, secondo l'Antitrust la norma introdotta dal Governo "appare potenzialmente idonea ad alterare le dinamiche concorrenziali tra i diversi operatori, con possibili ricadute negative sui consumatori finali dei servizi di locazione breve".

L'Autorità è "pienamente consapevole che l'intervento del legislatore mira a realizzare un interesse pubblico di natura fiscale e a contrastare il fenomeno dell'evasione". Tuttavia l'introduzione di una serie di obblighi "non appare proporzionata rispetto al perseguimento di tali finalità, in quanto si ritiene che le stesse potrebbero essere perseguite altrettanto efficacemente con strumenti che non diano al contempo luogo a possibili distorsioni concorrenziali nell'ambito interessato. Tra l'altro, si evidenzia che la normativa in questione rappresenta, allo stato, un unicum nell'ambito del panorama europeo".
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