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Bankitalia taglia le stime sul PIL italiano

Rincari del greggio e indebolimento della dinamica nel secondo trimestre tra le principali cause della revisione al ribasso

Economia
Bankitalia taglia le stime sul PIL italiano
(Teleborsa) - Si allarga la schiera delle istituzioni più pessimiste sulla crescita italiana. Dopo la Commissione europea, che giusto ieri ha tagliato le stime sul PIL tricolore, è la Banca d'Italia a rivedere al ribasso le proprie proiezioni.

Secondo l'ultimo Bollettino economico di Palazzo Koch il PIL dovrebbe aumentare dell’1,3% quest’anno, dell’1% il prossimo e dell’1,2% nel 2020. Si tratta di stime "lievemente più basse" rispetto a quelle di gennaio, che indicavano +1,4% nel 2018 e +1,2% nel prossimo e nel 2020.

La revisione, spiegano da Via Nazionale, risente principalmente dei rincari del greggio e, per l'anno in corso, dalla dinamica più debole dell'attività nel secondo trimestre, come suggerito dai principali indicatori congiunturali.

Nel secondo trimestre del 2018, aggiunge Bankitalia, il Prodotto Interno Lordo sarebbe cresciuto intorno allo 0,2% nel confronto con il primo trimestre, in rallentamento rispetto al +0,3% di gennaio-marzo. La produzione industriale "sarebbe rimasta stazionaria, mentre l'attivita' nei servizi avrebbe continuato ad aumentare".

L'impatto dei più elevati tassi d'interesse sarebbe invece compensato dall'indebolimento del cambio dell'euro e dal più favorevole andamento degli scambi con l'estero nel prossimo biennio.


In generale, spiega Bankitalia, la crescita proseguirebbe nel prossimo triennio ma "in un quadro dei conti pubblici compatibile con una graduale riduzione del rapporto tra il debito e il prodotto".

Nel triennio l’inflazione, pur rimanendo lievemente inferiore a quella del complesso dell’area dell’euro, risalirebbe con gradualità anche nella componente di fondo; toccherebbe l’1,5 per cento nel 2020, nell’ipotesi che prosegua il miglioramento delle aspettative e che ciò si traduca in una progressiva ripresa delle retribuzioni nominali.

Tra le note positive l’aumento dei prestiti alle imprese, favorito da condizioni di offerta distese, costi di finanziamento contenuti e dal buon andamento degli investimenti, e la graduale riduzione della disoccupazione giovanile.

Non mancano le preoccupazioni per l'attuale guerra dei dazi: "i rischi per l’attività economica derivano in larga parte da un’accentuazione dell’orientamento protezionistico nelle principali aree economiche" si legge nel Bollettino.
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