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Fiera del Levante, Di Maio promette: "Centri commerciali chiusi domenica e festivi"

Pareri divisi sulla bontà del provvedimento. Un rischio in ogni caso per i posti di lavoro e che riporterebbe l'Italia indietro nel tempo lontana dagli standard internazionali

Economia, Politica
Fiera del Levante, Di Maio promette: "Centri commerciali chiusi domenica e festivi"
(Teleborsa) - ll Ministro del Lavoro e Sviluppo Economico nonché vicepresidente del consiglio Luigi Di Maio in visita a a Bari all'82esima edizione della Fiera del Levante promette: "In materia di commercio, sicuramente entro l'anno, approveremo la Legge che impone lo stop nei fine settimana e nei festivi a centri commerciali, con delle turnazioni e l'orario che non sarà più liberalizzato, come fatto dal governo Monti. Quella liberalizzazione sta infatti distruggendo le famiglie italiane. Bisogna ricominciare a disciplinare orari di apertura e chiusura".

Un disegno di Legge decisamente smart, da due soli articoli. Di fatto una norma che abrogherebbe in particolare quell'articolo 31 della cosiddetta "Salva Italia" di Monti che aveva introdotto ampia autonomia sull' apertura degli esercizi. Norma in linea con i tempi, per adeguare l'Italia ormai da anni lontana da consolidate abitudini internazionali che vedevano il nostro Paese in decisa posizione di retroguardia, con i turisti sgomenti. Un provvedimento di "ritorno all'indietro" che ora divide, con vaste e più o meno valide argomentazioni da entrambe le parti, con i "detrattori" sul piede di guerra.

La disposizione al momento in vigore prevede che "le attività commerciali, bar e ristoranti compresi, siano svolte senza il rispetto di orari di apertura e di chiusura, esentate dell'obbligo della chiusura domenicale e festiva, nonché da quello della mezza giornata di chiusura infrasettimanale dell'esercizio". Ora il nuovo testo annunciato da Di Maio reintroduce la chiusura domenicale obbligatoria e affida a Comuni e Regioni il compito di determinare il nuovo quadro delle regole, fissando un massimo di circa otto aperture straordinarie.

Con la felicità dei proprietari e gestori di piccoli esercizi, e anche dei commessi, con i primi che vedono in tal modo un efficace contrasto alla grande distribuzione. E con la soddisfazione di quella parte di sindacalisti affetti da miopia accertata, che proprio per i personali "difetti alla vista" contribuiscono, magari inconsapevolmente, a quel "tanto peggio tanto meglio" che impera da anni nel nostro Paese. E non è che con la chiusura domenicale per tutti, aumenterebbero poi dal lunedì le presenze nei tradizionali negozi. A meno che non si tratti di distributori di quelle particolari e costose merci esclusive che "tirano" assai, sempre e ovunque. Tasca permettendo.

In pratica l'auspicato e obbligato "stare in famiglia" in compagnia di chi non è propenso alle uscite, bellissimo sulla carta, ma che non sembra proprio più al passo coi tempi, che rischia di trasformarsi in un boomerang, con la perdita di migliaia e migliaia di posti di lavoro. Parliamo appunto di commessi, autisti, fattorini, cassiere/i, pulitori, personale della sicurezza e via dicendo.

Con altresì gente, è vero libera dal lavoro, ma che, soprattutto nei piccole città e nei centri di dimensioni ridotte dalle scarsissime per non dire inesistenti possibilità di svago, soprattutto nei mesi invernali, girellerà senza meta. Giovani e meno giovani, ma non solo, anche privati della possibilità di un pomeriggio festivo all'interno di un centro commerciale. Dove magari acquisterebbero pure qualcosa o potrebbero passare il tempo assistendo alla proiezione a un film in una delle tante immancabili sale cinematografiche allestite all'interno di essi.

Un riposo per tutti, probabilmente per molti intriso di noia, che potrebbe per di più appunto provocare irreparabili danni all'economia, con presto ancora meno soldi in tasca da spendere. Ah, già, ma Di Maio ha pronto il "toccasana"quel reddito di cittadinanza che dovrebbe riportare almeno un po' di buonumore tra tanti.






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