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Diciotti, Salvini: Giunta per le immunità del Senato dice no al processo

La decisione è stata presa a maggioranza: 15 voti contro, 6 a favore

Economia, Politica
Diciotti, Salvini: Giunta per le immunità del Senato dice no al processo
(Teleborsa) - La Giunta delle elezioni e delle immunità del Senato ha respinto la richiesta di autorizzazione a procedere del tribunale di Catania nei confronti del Ministro Matteo Salvini sul caso Diciotti. La Giunta si è dunque espressa a favore della relazione del Presidente e relatore Maurizio Gasparri. La proposta del senatore azzurro, che ha ricevuto il disco verde, chiedeva di dire no alla richiesta di autorizzazione a procedere verso il Vicepremier leghista per la vicenda Diciotti con l'accusa per il Ministro dell'interno di 'sequestro di persona aggravato' a seguito dell'impedimento dello sbarco dei 177 migranti a bordo della nave della Guardia Costiera italiana, ferma per cinque giorni di fronte al porto di Catania.

La decisione è stata presa a maggioranza: 15 voti contro e 6 a favore. Il dossier passerà adesso all'esame dell'Aula di Palazzo Madama, che entro il 24 marzo per dovrà ratificare o contraddire la proposta votata oggi.

Durante la riunione a Sant'Ivo alla Sapienza, il dibattito è stato acceso. "Non esiste l’ipotesi di difesa dei confini dello Stato, perché i migranti erano già in territorio italiano" ha sostenuto il senatore del gruppo misto di Palazzo Madama, Gregorio De Falco. Per Pietro Grasso,"è stata vera detenzione, lunga, illegale. Si potrebbe ipotizzare anche il sequestro di persona a scopo di coazione di Stato estero punito con la reclusione da 25 a 30 anni".

Intanto, dopo il voto di ieri sulla piattaforma Rousseau, che di fatto ha "salvato" Salvini, il Movimento 5 Stelle è finito nella bufera.
"Non c'è nessuna spaccatura, c'è stato un voto democratico, i voti bulgari appartengono a un'altra epoca, a un altro sistema, a un altro regime. C'è stato un approfondito e acceso dibattito, viva la democrazia", garantisce Michele Giarrusso, senatore 5Stelle,

Ma, in realtà, l'anima dura e pura del Movimento ha mal digerito la decisione e sono in tanti a scommettere che per i pentastellati stavolta il rischio di implosione non è una ipotesi da scartare.




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