(Teleborsa) -
Theresa May tira un piccolo sospiro di sollievo e guadagna
giorni utili per tentare di risolvere il
Rebus Brexit, quello che ormai è diventato un
vero e proprio incubo per il
Regno Unito. Al termine di una riunione fiume, e non priva di tensioni, i leader dell'Unione infatti hanno trovato il modo per
posticipare lo spettro di una Brexit No Deal, ossia senza accordo. Il
29 marzo, data fissata inizialmente per il Leave, fa i bagagli, saluta e finisce dunque in soffitta. Altre due invece le date con le quali bisognerà fare i conti:
22 maggio oppure
12 aprile. Doppia opzione, dunque, per la Premier britannica.
MINI-RINVIO AL 22 MAGGIO - Una breve proroga sulla Brexit, fino al prossimo
22 maggio: è questo il
piano A, ossia il tempo massimo che l'Unione europea offre alla Premier britannica May per portare a casa la soffertissima ratifica di Westminster sull'accordo di divorzio raggiunto lo scorso novembre. La premier britannica aveva chiesto uno slittamento almeno fino
al 30 giugno. Richiesta
inaccettabile e la ragione è piuttosto evidente. C'è infatti un altro appuntamento col quale bisogna fare i conti, ossia le
Elezioni Europee e in questo modo Londra sarebbe rimasta nell'Ue senza votare, appunto, per le europee del 23-26 maggio, rischiando così di mettere a rischio
la legalità del Parlamento di Strasburgo. "Il Consiglio europeo si impegna a concordare,
prima del 29 marzo, una proroga breve sulla Brexit fino al
22 maggio, se l'Accordo di
divorzio sarà approvato a Westminster la prossima settimana. Poiché il Regno Unito non intende organizzare le elezioni per il Parlamento europeo, non sono possibili proroghe oltre quella data", si legge nella bozza del testo delle conclusioni circolata - riferiscono fonti diplomatiche europee - tra i 27 capi di stato e di governo.
Che succede ora? Ancora una volta, la strada è segnata.
Westminster sarà nuovamente chiamato a votare l'accordo di divorzio negoziato tra gli europei e May, già respinto due volte. Se dovesse arrivare il tanto attesa quanto improbabile semaforo verde
scatterà una proroga tecnica fino al 22 maggio per dar tempo agli inglesi di recepire e applicare l'accordo - la
vexata quaestio resta la gestione del confine tra Irlanda e Uslter - e uscire alla vigilia delle europee.
in caso di
bocciatura, che al momento resta ancora il più quotato degli scenari, ecco il
piano b con la May che avrà tempo fino al
12 aprile per decidere cosa fare, una data considerata termine ultimo per permettere ai Paesi Ue di organizzare le europee sapendo se Londra vi prenderà parte oppure no, decisione che influisce sul numero di seggi a Strasburgo a disposizione di ogni nazione.
Insomma, il
problema è tutt'altro che risolto, ma solo rimandato. Altri giorni di passione per
Londra e la Premier che proverà a uscire dall'angolo. Sul piatto restano
l'uscita disordinata o la richiesta di un rinvio più lungo - finora respinto dalla Premier conservatrice e dalla falange euroscettica del suo esecutivo per il timore che potrebbe sfociare in un annacquamento o addirittura annullamento della Brexit - che potrebbe andare dai
9 ai 15 mesi.