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Verso il Def: fra crescita al ribasso e duello sulla Flat Tax

Domani 9 aprile il Governo svelerà le carte in Consiglio dei Ministri

Economia, Politica
Verso il Def: fra crescita al ribasso e duello sulla Flat Tax
(Teleborsa) - Alzi la mano chi vorrebbe in questo momento essere al posto – a dire il vero molto scomodo – del Ministro dell’Economia Giovanni Tria che, ora per un motivo, ora per l’altro è nella bufera da mesi, tirato per la giacchetta dagli uni, criticato dagli altri, chiamato a fare lo slalom tra cifre e numeri. In sottofondo, la “voce” dell’Ue che manda messaggi tutt’altro che sibillini.



L’ALLARME DI DOMBROVSKIS “Per quanto riguarda quest’anno, l’economia ha rallentato”, e la stima di 0,2% delle previsioni economiche d’inverno “potrebbe essere anche più bassa, e dobbiamo vedere che implicazioni avrà sul bilancio”:ha detto il vicepresidente della commissione Ue Valdis Dombrovskis rispondendo a una domanda sull’Italia durante la conferenza stampa dell’Ecofin.

TUTTI I NODI VENGONO AL “DEF” – La prossima, imminente scadenza per l’esecutivo si chiama Def, il Documento di Economia e Finanza che domani 9 aprile arriva in Consiglio dei Ministri con il Governo dunque chiamato a svelare le carte, a dire il vero, poche, che sono rimaste nel mazzo.

FLAT TAX, LEGA SPINGE E DI MAIO FRENA – Al momento, nessuna manovra bis e la volontà di tenersi per quanto possibile piuttosto sul vago. Una impostazione che mette tutti d’accordo. A far discutere invece il peso da attribuire ad alcuni progetti politici della maggioranza, a cominciare dal secondo modulo della Flat Tax. La Lega, anche per motivi elettorali, spinge per indicare chiaramente nel Def le linee della riduzione delle imposte per la famiglia. Di Maio frena. Tria insiste perché Quota 100 sia confermata almeno nominalmente come misura “temporanea”, per accontentare Bruxelles. Salvini ovviamente non ci pensa per niente.

LA MOSSA DI TRIA – La parola d’ordine, comunque, è rigorosamente prudenza. Il taglio che intende dare al deficit è di un solo decimale, lo 0,1% del Pil. Una percentuale che corrisponde a poco più di un miliardo e mezzo di euro, poco se inserito nel contesto dell’intero bilancio dello Stato. Molto più alto invece il valore che potrebbe assumere nell’ambito della politica internazionale potrebbe essere significativo. Il deficit reale del 2019, senza gli effetti della congiuntura economica, ammonterebbe all’1,3% del Pil. Ma, ritiene Tria, si potrebbe arrivare senza troppi sforzi all’1,2%, per dare un segnale positivo all’Ue. Per farlo, bisogna mettere mano ai 2 miliardi di spesa, in fondi ministeriali, congelati all’inizio dell’anno.

TAGLIO DI DUE MILIARDI ALLA SPESA – In quest’ ottica, e appunto soprattutto in base agli accordi presi, occorrerà probabilmente sacrificare definitivamente anche i 2 miliardi di spesa congelati a inizio anno. Fondi ministeriali, in gran parte destinati agli incentivi alle imprese (640 milioni), alla mobilità locale (300), alla Difesa (160 milioni di taglio agli approvvigionamenti militari), ma anche all’ università (70), ai diritti sociali e alla famiglia (40), alla cooperazione (altri 40).

"Servirà attivare 2 miliardi di clausole di salvaguardia" –Dombrovskis, del resto, sempre dall’Ecofin nelle scorse ore aveva anticipato che nella discussione della Commissione Ue con il governo italiano sulla manovra per l’anno in corso erano previsti “due miliardi di clausole di salvaguardia per il congelamento di alcune spese, che nelle attuali circostanze dovrebbero essere attivate”.
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