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OCSE, il lavoro del futuro fra rischi e opportunità

L'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo fa un'analisi attenta dei cambiamenti - automazione, globalizzazione e calo demografico - disegnando la direzione dello sviluppo a livello globale. Ancora critica la situazione dell'Italia dove prevalgono sottoccupazione, precarietà e mancanza di formazione. Il Reddito di cittadinanza? Troppo elevato rispetto alla media dei redditi

Economia, Welfare
OCSE, il lavoro del futuro fra rischi e opportunità
(Teleborsa) - "Il mondo sta cambiando alla velocità della luce. La digitalizzazione, globalizzazione ed i cambiamenti demografici stanno avendo un
profondo impatto sulla nostra vita, sulle nostre culture, sulle nostre società". Lo afferma Angel Gurrìa, segretario dell'OCSE nella prefazione al rapporto Employment Outloook 2019 pubblicato dall'Organizzazione.

L'economista, parlando di "era trasformazionale" dove "la rottura è il nuovo normale", spiega che questi megatrend (automazione, globalizzazione ecc.) stanno rapidamente trasformando le nostre abitudini ed aspettative, riflettendosi su educazione e salute, sulla distribuzione di reddito e ricchezza, sul modo in cui lavoriamo.

Rivoluzione è opportunità - Come ogni rivoluzione - sottolinea il segretario dell'OCSE - anche questa è carica di opportunità, in particolare questi cambiamenti stanno amplificando la capacità di promuovere maggiore crescita della produttività, servizi migliori e migliori condizioni di vita.

Ma esistono anche dei rischi - Questa rivoluzione genera però anche dei rischi in particolare per il lavoro. L'OCSE stima che il 14% dei posti di lavoro a bassa competenza potrebbero sparire nei prossimi 15-20 anni a causa dell'automazione e che un altro 32% di occupati cambierà radicalmente il modo di lavorare. Fra i rischi c'è poi la disuguaglianza e l'emarginazione, poiché molte persone e comunità sono state lasciate indietro dalla globalizzazione ed il digital divide (divario digitale) persiste nell'accesso alle nuove tecnologie, con conseguente disuguaglianza per età, genere e condizioni socio-economiche e l'elevato rischio che questa condizione amplifichi la precarietà. L'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico stima infatti che i lavoratori precari (non standard) abbiano il 40-50% di probabilità in meno di ricevere qualsiasi forma di reddito di supporto quando sono senza lavoro. Come corollario è forte e piuttosto concreta la preoccupazione di uno "svuotamento" della classe media via via che avanza il progresso tecnologico, ma cresce anche la percezione di ingiustizia fiscale, causata dalle distorsioni nella concorrenza transfrontaliera.

Riorientare le politiche nel nuovo contesto - In questo contesto difficile, per l'OCSE è fondamentale riorientare le politiche mettendo al centro le persone ed il benessere. "La velocità di questo cambiamento - si sottolinea - richiede rapidità e azione politica decisiva ispirata a un nuovo tipo di crescita più inclusivo e sostenibile. Ne emerge che i responsabili politici dovrebbero concentrarsi sul rafforzamento dei diritti, integrando misure mirate su singole categorie a politiche di carattere universale. Maggiore attenzione dovrebbe esser posta sulla contrattazione collettiva e sul dialogo sociale, entrambi in grado di integrare gli sforzi del governo e rendere i mercati del lavoro più flessibili, sicuri ed inclusivi.

Italia afflitta da disoccupazione, precarietà e salari sotto il minimo

E' il quadro disegnato dall'OCSE nella parte in cui analizza il nostro mercato del lavoro, da cui emerge che se l'automazione non provocherà una riduzione del numero di occupati, la qualità del lavoro e le disuguaglianze potrebbero peggiorare.

In Italia, i posti di lavoro ad alto rischio automazione sono appena sopra la media OCSE: il 15,2% contro una media del 14%. Un altro 35,5% potrebbe subire sostanziali cambiamenti nel modo in cui vengono svolti (la media OCSE è del 32%): questi posti di lavoro rimarranno, ma con mansioni molto diverse da quelle attuali. La quota di lavoro temporaneo è superiore alla media OCSE così come la quota di lavoratori sotto occupati, che è più che raddoppiata dal 2006, ed è ora la più alta tra i paesi OCSE. L'incidenza di lavoratori autonomi che dipendono finanziariamente da un solo cliente - un gruppo particolarmente vulnerabile tra i lavoratori autonomi- è appena inferiore alla media OCSE.

La formazione permanente - sottolinea l'Organizzazione - è fondamentale per aiutare i lavoratori più vulnerabili a destreggiarsi in un mercato del lavoro in cambiamento, ma il sistema italiano "non è attrezzato": solo il 20,1% degli adulti in Italia ha partecipato a programmi di formazione professionale nell'anno precedente la rilevazione e solo il 60% delle imprese con almeno 10 dipendenti offre formazione continua ai propri dipendenti, contro una media europea OCSE del 75,2%.

L'accesso alla protezione sociale può essere molto difficile per i lavoratori "atipici" (non a tempo indeterminato), in quanto l'accesso alle misure di sostegno di reddito è relativamente limitato per i lavoratori dipendenti e addirittura raro per gli autonomi.

Pur riconoscendo che il governo italiano ha ampliato le misure di sostegno al reddito (ammortizzatori sociali) nel 2018 e 2019, l'OCSE nota che il Reddito di Cittadinanza introdotto di recente "è elevato rispetto ai redditi mediani italiani" e anche più alto di strumenti simili negli altri paesi OCSE. "La sua messa in opera - si sottolinea - dovrà essere monitorata attentamente per assicurare che i beneficiari siano accompagnati verso adeguate opportunità di lavoro".


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