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Tria: "Previsioni UE? Non drammatizzerei"

Per il ministro dell'Economia le stime "corrispondono alle previsioni già fatte nel Def"; Italia e Germania i Paesi più colpiti dai dazi

Economia
Tria: "Previsioni UE? Non drammatizzerei"
(Teleborsa) - "Non drammatizzerei. Mi sembra che più che una previsione economica sia una previsione politica". Commenta così il ministro dell'Economia Giovanni Tria, al termine del Forum di Parigi, le stime sul deficit della Commissione europea.

Secondo Tria, le stime UE sul Pil italiano "corrispondono alle previsioni già fatte nel nostro Def, quindi ce l'aspettavamo", anche se c'è "leggermente meno ottimismo per l'anno prossimo".

Il ministro ha sottolineato che "nelle previsioni della Commissione Ue non si è tenuto conto, perché sono state chiuse prima, dei dati del primo trimestre del Pil italiano che non erano negativi".

Inoltre, l'Europa avrebbe fatto le previsioni "a politiche invariate", vale a dire a "legislazione invariata", considerando cioè quanto accaduto negli "anni passati", quando non vennero applicati aumenti dell'Iva.

Per il ministro bisognerebbe invece considerare che nello stesso Def e nella risoluzione del Parlamento "si chiede un aumento dell'Iva e si chiede di mantenere gli obiettivi di deficit pubblico". Insomma, ha spiegato, "quando si considerano le politiche invariate bisognerebbe tener conto di questo".

"Sia noi che la Commissione europea stiamo aspettando di vedere come evolve la congiuntura internazionale, le tensioni sul commercio internazionale, per capire come l'Europa nel suo complesso, in particolare l'eurozona e la Germania, andranno in termini di crescita economica. E l'Italia è ovviamente collegata a queste economie", ha poi aggiunto il ministro, ricordando che "con tutte le tensioni sul commercio internazionale, se c'è una riduzione della crescita del commercio internazionale, i Paesi esportatori, manifatturieri, sono colpiti di più".

In particolare, ha concluso Tria, "il rallentamento del commercio internazionale dovuto a tensioni a tariffe, a ostacoli al libero commercio, danneggia l'Italia" ed è per questo che occorre "un riequilibrio della crescita, del modello di sviluppo, in direzione della domanda interna".
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