(Teleborsa) - I prezzi del petrolio, scesi ai minimi da sette mesi, stanno preoccupando l'
Arabia Saudita che per cercare di bloccare la caduta delle quotazioni tratta con i produttori di greggio.
I timori di una
recessione globale dopo il
dato tedesco sulla produzione industriale e l'acuirsi delle
tensioni tra Cina e USA sui dazi oltre ai
dati americani sulle scorte di oro nero hanno fatto scivolare sia il
Brent che il
WTI sotto quota rispettivamente 57 dollari al barile e 51 dollari, ai
minimi di gennaio.
Stamane le quotazioni sono in recupero proprio sulla posizione presa dai sauditi di contattare gli altri produttori di petrolio per discutere le opzioni utili ad arginare la
rotta ribassista delle quotazioni guidata dall'escalation della guerra commerciale USA-Cina. Un chiaro segnale che l'Arabia Saudita, il più grande esportatore mondiale di greggio, non è più disposta a tollerare la continua debolezza dei prezzi.
Dal prossimo mese sono
in programma vari incontri ad Abu Dhabi, fondamentali per i leader del gruppo OPEC+, in particolare i ministri dell'energia sauditi e russi, per segnalare le loro intenzioni sulla produzione.
Nella settimana
al 2 agosto, secondo l'
EIA, divisione del Dipartimento dell'Energia americano, le
scorte di petrolio sono salite di 2,3 milioni a 438,9 MBG, rispetto ai 436,5 MBG della scorsa settimana. Il consensus prevedeva un calo di 2,8 milioni di barili.
Le riserve strategiche di petrolio sono rimaste invariate a 644,8 MBG.