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La scuola prepara al lavoro? I dati della ricerca di Nestlè "Giovani e lavoro"

L’Alternanza Scuola Lavoro rimane la principale attività di formazione, ma serve un continuo dialogo tra scuole e aziende per migliorarne la qualità

Economia
La scuola prepara al lavoro? I dati della ricerca di Nestlè "Giovani e lavoro"
(Teleborsa) - Con la crisi che fa la parte del leone ormai da anni, una delle incognite che campeggia sul futuro dei nostri giovani è senza dubbio quella legata all'occupazione. Ed è proprio in quest'ottica che più "frecce" si hanno nell'arco virtuale delle proprie conoscenze, maggiore sarà la capacità di rispondere colpo su colpo a un mondo in continua trasformazione dove occorre farsi trovare preparati e competenti.

La scuola prepara al lavoro? A questa domanda, di strettissima attualità, ha provato a rispondere la ricerca "Giovani e lavoro" realizzata da Nestlé e presentata nel corso dell’incontro dal titolo "La scuola prepara al lavoro. Vero o falso? Ecco cosa ne pensano gli italiani", appuntamento promosso in occasione dell’edizione 2019 della VET Week, la Settimana Europea della Formazione Professionale.

Studenti, docenti e genitori ritengono che la scuola italiana offra un alto livello di insegnamento, ma sono convinti che possa migliorare nelle attività di preparazione dei giovani al loro ingresso nel mondo del lavoro. Sono proprio quelle attività di formazione che fanno da ponte tra scuola e aziende, che, nonostante siano riconosciute come fondamentali per accompagnare i giovani nel loro futuro lavorativo, sono ritenute poco soddisfacenti dagli studenti stessi che ne prendono parte.

Fra le principali esperienze formative vi sono l’Alternanza Scuola Lavoro (svolta dal 62% dei ragazzi), incontri in aula con professionisti (29%), visite in azienda (25%) e stage curriculari (24%). Questa marcata distanza tra la sfera scolastica e quella lavorativa porta il 54% dei giovani ad esprimere forte preoccupazione per il futuro lavorativo nel nostro Paese e ad immaginare una carriera fuori dall’Italia (oltre 1 ragazzo su 5).

Il posto fisso? E' l’aspettativa dei genitori, figli più pragmatici - Ci si aspetta dunque una futura classe di professionisti in movimento e senza un “posto fisso”: infatti, rispetto ai genitori che sognano il “tempo indeterminato” per i loro figli (65%), la prima caratteristica che i giovani considerano per scegliere la loro professione o azienda è un buono stipendio (53%)



(Foto: © Antonio Guillem)
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