(Teleborsa) - "I
cittadini hanno ben compreso che fare
smart working non significa
stare a casa in panciolle, ma riorganizzare il
lavoro pubblico, sia a casa che in
ufficio come anche in altre eventuali sedi, privilegiando la
produttività, il risultato e gli obiettivi. Stiamo compiendo una
piccola, grande rivoluzione culturale". Lo ha scritto il Ministro per la
Pubblica Amministrazione, Fabiana Dadone che per parlare dell'
argomento è intervenuta a
SkyTg24. "In una fase
successiva ci sono
attività indifferibili che implicano la presenza fisica. Ma per il
30% mi piacerebbe spingere sullo
smart working o remote working. Si è visto che aumenta la produttività e credo che per la
Pubblica Amministrazione sono maturi i tempi", ha detto spiegando che la fase di
lockdown dovuta all'emergenza sanitaria ha dimostrato che è possibile
lavorare da remoto senza alcun impatto
negativo sulla produttività. Anzi.
Per
Dadone, ovviamente, la nuova modalità di lavoro
"va disciplinata in parte in legge in parte con una discussione sindacale". "Non vorrei fosse interpretato come una
ghettizzazione della
donna. Deve essere un nuovo modo di affrontare il lavoro che valga anche per gli uomini.
Smart working non è solo lavoro da casa con
8 ore sulla scrivania. Il
diritto alla
disconnessione è importante ed è la classica materia sindacale che va
discussa con i sindacati".Trasformare la
crisi in opportunità, partendo non come prima, ma
meglio. Il
coronavirus e l'emergenza che ne è derivata ha dimostrato che "si è fatta di
necessità virtù. Quindi lo smart working anche se improvvisato è stata una
realtà e io vorrei portarlo a regime non nell'ottica di avere il dipendente 8 ore che sia lì e abbia obliterato. Non voglio che il lavoro si riduca ad attestazione di presenza fisica. Voglio che tutto sia guardato nell'ottica del risultato, di stimolare il funzionario nel
miglioramento del servizio spingendolo sul risultato e non sulla
presenza", ha concluso la Ministra.