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Recovery, Cingolani: "Tempi certi o falliremo transizione verde"

Per il ministro per la Transizione ecologica "sostenibilità è sempre compromesso, non si fa con la decrescita"

Economia, Sostenibilità
Recovery, Cingolani: "Tempi certi o falliremo transizione verde"
(Teleborsa) - "Stiamo costruendo una legge di accelerazione, più che semplificazione, del Pnrr. Senza quella, non c'è niente". È quanto ha affermato in un'intervista al Corriere della Sera, il ministro per la Transizione ecologica, Roberto Cingolani per il quale "ora la cosa più urgente è cambiare le procedure autorizzative".

"La Commissione Ue – ha spiegato Cingolani – ci dà tempi certi, con il rischio di perdere i soldi se non li spendiamo. Ed è a partire da lì che possiamo pensare a un nuovo sistema stabile, competitivo, che duri anche dopo i cinque anni del Pnrr. Se poi non dovessimo riuscire allora possiamo passare a piani di emergenza sul modello Genova".

Per raggiungere gli obiettivi sulle emissioni è, tuttavia, necessaria una trasformazione anche sociale. "Ovviamente – sottolinea il ministro – sono possibili aggiustamenti, se cambiano le condizioni. Ma con il Piano nazionale di ripresa e di resilienza abbiamo cinque anni per partire lanciati in questa corsa che durerà trent'anni e sappiamo cosa vogliamo: nuove infrastrutture, mobilità elettrica, protezione del territorio, acqua, natura, mari. Prendiamo l'idrogeno. Vogliamo una società in cui i mezzi di trasporto o le acciaierie usino idrogeno verde, da energia rinnovabile e ci si arriva installando entro il 2030 settanta Gigawatt di potenza per la produzione di rinnovabili, 6 all'anno, ma finora ne abbiamo installati 0,8".

Riguardo all'impatto sui territori Cingolani afferma che "la sostenibilità è sempre un compromesso. Poiché dobbiamo installare rinnovabili a questa intensità, è inevitabile che ci sia un pò di impatto sul sistema e sul paesaggio. Si cercherà di fare al meglio, ma se non lo facciamo potrebbe non esserci più un paesaggio da tutelare. Non ci sono soluzioni facili. Anche perché – aggiunge – credo che nessuno sia così folle da pensare che la risposta sia la decrescita".

Sulle politiche per il clima, secondo il ministro, non vi sono alternative. "Nessuno nel mondo ne ha. Non ci possiamo permettere un ulteriore degrado delle condizioni del clima, delle acque, del suolo – ha affermato Cingolani –. Le crisi sanitarie globali e gli eventi climatici estremi diventano sempre più frequenti. Bisogna evitare che la temperatura media aumenti di più di 1,5 o 2 gradi entro fine secolo. E questo non risolve il problema, lo mitiga. Se ci va bene, blocchiamo la situazione com'è. Dal G20 e dal Cop26 non mi aspetto svolte radicali. Ma ci sarà un lento avvicinamento".

Tra i temi affrontati dal ministro anche il progetto del mini nucleare francese che Bruxelles valuta di ammettere fra i progetti verdi. "Questa decisione – ha commentato Cingolani – potrebbe cambiare le strategie di molti Paesi. Se cambierà la definizione stessa di energia rinnovabile, lo scenario competitivo fra economie europee cambia. Se succederà davvero, valuteremo il da farsi".






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