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Svas Biosana, Efficace: con la quotazione nuove acquisizioni in Europa

L'intervista a Teleborsa di Andrea Efficace, CFO del gruppo attivo nella produzione e distribuzione di dispositivi medici destinati alle strutture sanitarie pubbliche e private

Finanza, IPO
Svas Biosana, Efficace: con la quotazione nuove acquisizioni in Europa
(Teleborsa) - Dopo 50 anni di attività alle spalle e un po' di palestra nel programma Elite di Borsa Italiana, Svas Biosana ha deciso di accelerare i suoi programmi di crescita con la quotazione su Euronext Growth Milan, il segmento di Piazza Affari dedicato alle PMI ad alto potenziale di crescita. La Borsa arriva dopo un'espansione importante nell'area del Balcani, un deal che il gruppo campano aspira a replicare presto in altre zone d'Europa, secondo quanto ha detto a Teleborsa il CFO Andrea Efficace. I proventi dell'offerta pubblica iniziale (IPO) saranno infatti impiegati per espandere la capacità produttiva e fare nuove acquisizioni all'estero. Il modello è quello che ha portato nel gruppo Mark Medical, l'operatore attivo nella distribuzione di dispositivi medici, in concessione dai migliori produttori mondiali, in Slovenia, Croazia, Serbia e Bosnia Erzegovina, di cui oggi Efficace è amministratore delegato. Svas Biosana, in controtendenza rispetto ad altre aziende arrivate di recente su Euronext Growth Milan, si presenta al mercato con un giro d'affari già importante. Al 30 giugno 2021 i ricavi del gruppo sono pari a 38,6 milioni di euro e l'EBITDA a 5,7 milioni di euro (14,9% dei ricavi). Al 31 dicembre 2020 i ricavi si erano attestati a 76 milioni di euro e l'EBITDA a 9,6 milioni di euro (12,6 % dei ricavi). Il fatturato consolidato di Svas Biosana è destinato per il 70% a clienti pubblici operanti all’interno dei sistemi sanitari dei paesi serviti e per il restante 30% a clienti privati.

Il gruppo ha quasi 50 anni di storia alle spalle, come si è evoluto?

"La società opera nel settore dei dispositivi medici, una famiglia enorme dei prodotti, da quelli molto semplici come le siringhe a quelli molto sofisticati come le valvole cardiache. Nasce negli anni '70 su iniziativa di una famiglia napoletana, la famiglia Perillo, che ancora oggi controlla la società con la seconda generazione. La società è sia produttore di dispositivi medici che distributore, in quanto gestiamo portafogli di terze società. Abbiamo 362 dipendenti, distribuiti tra Italia, Slovenia, Croazia, Serbia e Bosnia Erzegovina, e abbiamo due stabilimenti in provincia di Napoli, dove produciamo diverse famiglie di prodotti.

Quelle più significative sono gli ausili per incontinenza, solitamente noti come pannoloni per adulti. Questa attività la svolgiamo in uno dei due stabilimenti napoletani, mediante l'utilizzo di 4 linee produttive molto importanti e tecnologicamente avanzatissime. L'ultimo investimento risale a un anno e mezzo fa, quando abbiamo comprato una linea produttiva lunga 42 metri, che si sviluppa su due piani e segue le linee di industria 4.0.

La seconda famiglia di prodotti, nell'altro stabilimento, è quella relativa ai custom pack e alla teleria chirurgica. Il custom pack è un pacco dentro il quale assembliamo tutti i dispositivi medici monouso necessari all'esecuzione di una specifica procedura chirurgica. Ad esempio custom pack per protesi dell'anca e al ginocchio, bypass coronarico, angioplastica: il chirurgo si ritrova tutti gli strumenti monouso, sterili e secondo l’ordine di utilizzo".

Chi e dove sono i vostri clienti?

"Oggi copriamo l'intero territorio nazionale e abbiamo delle controllate che operano in ex Jugoslavia. In particolare, abbiamo circa 100 dipendenti in quell'area lì, dove siamo una piccola società dal DNA internazionale, in quanto abbiamo dipendenti di tutte le nazioni e religioni. Mi lasci dire che quell'area lì è molto interessante, perché abbiamo dipendenti musulmani, cattolici, cristiano ortodossi, quindi abbiamo creato una bella realtà anche dal punto di vista umano.

I nostri clienti elettivi sono gli ospedali. Negli anni accanto all'ospedale pubblico è nato il mondo della sanità privata, sia in Italia che all'estero. È anche vero che nelle quattro nazioni dell'Est Europa in cui siamo attivi è ancora preponderante la sanità pubblica".

Perché questo focus sull'area balcanica?

"Nella nostra storia abbiamo fatto diverse acquisizioni, con la prima che risale al 1985. In ordine di tempo, Mark Medical è stata acquistata nel 2015. Già da un po' di tempo guardiamo all'estero perché abbiamo questa voglia di estendere i nostri confini geografici e un po' avevamo avuto delle interlocuzioni, ma non avevamo visto occasioni particolarmente interessanti. Questa società ci è stata presentata da un consulente della società, con cui collaboriamo da tempo. Quando ce l'ha presentata, era a noi sconosciuta, anche perché è una società completamente focalizzata sull'area dei Balcani e non ha mai avuto fatturato in Italia.

L'imprenditore si è innamorato subito del progetto e abbiamo strutturato in meno di un anno l'operazione, tra due diligence, trattativa e closing. È stata una bella operazione, la società ha un management forte, ha diversi portafogli prodotti che si attestano sulla linea alta del mercato, con prodotti specialistici e sofisticati. Questa operazione è un po’ il modello che vorremmo replicare in altre zone, sempre fuori dall’Italia. Mettere le mani su una società come Mark Medical ci permette di creare subito valore, perché ha una rete di vendita strutturata ed è abituata a lavorare con gli ospedali".

Che impatto ha avuto la pandemia sul vostro business?

"Il nostro fatturato è aumentato, quindi il primo effetto in valore assoluto è questo qui, ma è cambiata un po' la composizione. Abbiamo una parte importante del giro d'affari che deriva dalla vendita di ausili per patologie croniche, come l'incontinenza ad esempio; questi prodotti non hanno avuto nessun impatto dal covid. Quello che ha avuto un certo impatto è stata la domanda di dispositivi medici proveniente dall'attività di sala operatoria. Nel 2020, l'attività chirurgica è stata parziale, con tanti ospedali convertiti a procedure covid. Questa domanda è quindi calata, anche se dall'altro lato c’è stata una grande richiesta di dispositivi di protezione. Non mi riferisco alle mascherine, che noi abbiamo trattato pochissimo, ma a tutto il mondo della teleria chirurgica, camici compresi. Gli operatori si sono trovati in un inferno, gestendo pazienti contagiati e facendo interventi chirurgici sempre con l'angoscia, per cui si è sviluppata l'esigenza di proteggersi. È aumentata la domanda di camici, di teleria monouso per coprire i pazienti e la strumentazione durante gli interventi. Questa tendenza si è poi consolidata, perché noi continuiamo a vedere una grande richiesta di questi prodotti".

Perché avete deciso di quotarvi in borsa e perché questo è il momento giusto per farlo?

"Noi guardiamo alla borsa da un po' di tempo, è un'idea che ci è sempre piaciuta. Abbiamo iniziato con il programma Elite in Borsa Italiana per avvicinarci timidamente a questo progetto. Vorremmo dare un'accelerazione al nostro sviluppo, in quanto è da tanto tempo che operiamo nel nostro settore e riteniamo di conoscerlo bene, quindi vediamo delle grandi potenzialità e opportunità. Vorremmo replicare quello che abbiamo fatto con le ultime acquisizioni in zone che oggi non serviamo direttamente: ci sono delle grandi opportunità sul mercato, ci sono delle aree che ci interessano particolarmente e abbiamo capito che il mercato dei capitali è lo strumento più idoneo per crescere di taglia.

Negli anni abbiamo fatto un po' di palestra, perché abbiamo avuto nel capitale della società un fondo di private equity, il fondo Atlante che all'epoca era di Intesa Sanpaolo, e poi abbiamo realizzato un bel percorso col programma Elite. Oggi siamo in una situazione culturale delle società più favorevole per approcciare questo progetto, abbiamo più consapevolezza e siamo cresciuti tanto professionalmente negli ultimi anni".

Per cosa userete i proventi della quotazione?

"Vogliamo crescere in aree geografiche che non serviamo, ripetendo il modello Mark Medical perché è stata un’acquisizione che ci ha dato grandi soddisfazioni. Le aree che guardiamo sono quelle più vicine a noi. Noi oggi abbiamo un focus sull'Europa dell’Est, dove vogliamo però ulteriormente crescere. Abbiamo idee per sviluppare meglio il Nord Italia, che merita un investimento maggiore. Infine, vorremmo mettere un piede in un paese europeo occidentale, tra quelli più sviluppati come la Francia e la Germania. In questo scenario, abbiamo delle cose che stiamo guardando da tempo, con profili di maggior concretezza, e altre che stiamo iniziando a guardare e sono ancora da approfondire. Stiamo lavorando su diversi dossier.

Una parte della raccolta, pari a circa il 20-30%, sarà destinata al potenziamento della nostra struttura produttiva. Abbiamo fatto negli anni diversi investimenti importati, ma ci sono delle aree sostenute da una domanda crescente che necessitano di un ampliamento. Abbiamo programmi industriali già definiti, che potremmo spingere con le possibilità che ci dà la borsa".

Rispetto a tante altre società arrivate nelle scorse settimane, vi presentate in borsa con un business consolidato e un fatturato importante. Puntate a rimanere poco nell'EGM e spostarvi sul listino principale?

"Forse in questo momento mi sbilancio un po': l'idea ci piace. Siamo però consci che dobbiamo andare con gradualità, dobbiamo imparare tante cose, ma l'ambizione non ci manca".

(Foto: © Luca Ponti | 123RF)
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