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Governance ESG: Enel guida il dibattito sui nuovi modelli

Al via il confronto a Roma con multinazionale e oltre 300 studenti universitari coordinato da Sabino Cassese e Giulio Fazio

Economia, Energia
Governance ESG: Enel guida il dibattito sui nuovi modelli
(Teleborsa) - Enel guida il dibattito sui nuovi modelli di governance SDG oriented. Il Gruppo già leader nei principali rating e indici ESG e patron dell'iniziativa Transformational Governance del Global Compact delle Nazioni Unite, ha organizzato ieri a Roma una giornata di incontro e confronto interamente dedicata a riflettere sui nuovi modelli decisionali che le imprese devono adottare per diventare più responsabili, etiche, inclusive e trasparenti, migliorando le prestazioni ESG e promuovendo una cultura aziendale basata su integrità, correttezza e inclusione.

Nel corso della giornata di lavoro, coordinata da Sabino Cassese, giudice emerito della Corte Costituzionale e professore emerito della Scuola Normale Superiore di Pisa, e da Giulio Fazio, general counsel di Enel, oltre 300 dottorandi di ricerca, studenti di master, specialisti della materia e responsabili legali di numerose multinazionali si sono confrontati sui modelli di governance con i quali andranno gestite le sfide climatiche e sociali del presente e del futuro. Al confronto hanno partecipato anche Laura Iucci, direttrice Fundraising UNHCR Italia e Michelle Breslauer, senior manager Governance & Peace, UN Global Compact.

"Enel – ha affermato Fazio – cerca di stimolare questo dibattito perché, essendo in questo momento la più grande multinazionale nel settore elettrico, ha l'autorevolezza per promuovere un cambiamento a livello globale rappresentando un esempio per l'intero Private Secto

Durante il dibattito sono stati presentati alcuni case study che richiedevano l'elaborazione di modelli di governance SDG oriented, passando dal paradigma tradizionale in cui le scelte d'investimento sono effettuate tenendo conto di meri interessi economici aziendali, a modelli che contemplano una visione più a lungo termine, orientata a creare valore non solo per gli azionisti ma anche in maniera diffusa per le comunità locali e la società.



"C'è tanto da lavorare. Negli anni passati si è lavorato tanto sulla governance per rispettare i diritti degli azionisti. Oggi le Nazioni Unite – ha proseguito il general counsel di Enel – ci chiedono di fare uno sforzo e studiare le regole di una governance che possa favorire la realizzazione dei principi di sostenibilità. Quindi non solo il profitto ma un profitto sostenibile nel lungo periodo, nell'interesse dei lavoratori che stanno nelle catene di fornitura, delle comunità locali, e, soprattutto, nell'interesse della riduzione delle emissioni per favorire la lotta al cambiamento climatico. È una chiamata alla responsabilità degli avvocati di impresa e dei responsabili legali all'interno delle imprese per scrivere queste regole. Processi che vanno oltre il rispetto delle leggi e guardano a come l'impresa può darsi delle regole per favorire questi processi. Enel è stata chiamata a coordinare questo progetto dalle Nazioni Unite grazie al ruolo che in questi anni ha svolto e alla sua presenza multinazionale in tanti Paesi e al fatto che in tutti i Paesi in cui opera cerca di perseguire uno sviluppo sostenibile. Quindi ha la credibilità, l'autorevolezza, la reputazione, rispetto alle altre imprese, per poter guidare questo processo. Abbiamo cercato di farlo in questi due giorni e cercheremo di continuare a farlo perché è importante e ci crediamo. Pensiamo che si possa crescere in modo sano e sostenibile nell'interesse di tutti. Tra le criticità da affrontare vi è il fatto che molto spesso si mettono in contrapposizione il profitto e la sostenibilità, il breve periodo e il lungo periodo, e quindi dopo aver enunciato un principio sano si mette un 'ma' e conta solo quello che c'è dopo. Noi siamo fermamente convinti che, invece, lo sviluppo sostenibile è l'unico che porta profitto nel lungo periodo nell'interesse degli investitori, dei pensionati che investono i loro soldi nei fondi pensione, e crediamo che sia il momento di assumere questa responsabilità perché dal punto di vista tecnico compete a noi. Se non lo faremo ora sarà troppo tardi per tutti".

Alla luce dell'applicazione dei criteri ESG si preannuncia, dunque, un cambiamento nella governance delle imprese ma in Italia vi sono ancora diversi nodi da sciogliere. "I nodi sono molti perché l'interesse fondamentale – ha spiegato Cassese – è ovviamente quello degli azionisti e, in fondo, quello dei clienti, e, in tale scenario, bisogna inserire interessi che riguardano la tutela dell'ambiente e i problemi sociali. In Italia questo problema lo stiamo affrontando ma lo stiamo affrontando in un modo particolare cioè con le misure compensative: facciamo delle ricerche petrolifere che determinano, ad esempio, un inquinamento maggiore e viene data alle popolazioni locali una misura compensativa che serve, per così dire, a tacitare la loro reazione. Questa non è una soluzione ideale. Vi è il problema di trovare il giusto bilanciamento tra gli interessi delle popolazioni locali, dell'ambiente e anche, naturalmente, quello dei produttori perché altrimenti non investirebbero più. Attualmente stiamo sperimentando. Sostanzialmente siamo come degli esploratori in una giungla: non sanno dove li porta la strada che stanno facendo ma cercano di raggiungere una soluzione al problema".


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