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Pensioni: cantiere riforma al via nel segno flessibilità

Oggi la Ministra Calderone vede le parti sociali

Economia
Pensioni: cantiere riforma al via nel segno flessibilità
(Teleborsa) - Una riforma sotto il segno della flessibilità: si apre il cantiere della riforma previdenziale con l'obiettivo di arrivare a un sistema più flessibile ed equo già entro l'estate: oggi la ministra del Lavoro, Marina Calderone, incontrerà i rappresentanti della parti sociali nella sede del ministero del Lavoro di via Flavia ed è probabile che si faccia un calendario del confronto suddividendo, come è già accaduto negli anni scorsi con i governi Conte e Draghi, gli argomenti in singoli tavoli per una discussione più approfondita.



Cgil, Cisl e Uil metteranno sul tavolo le richieste già avanzate di una flessibilità in uscita a partire dai 62 anni senza penalizzazioni esplicite (oltre quella implicita che si ha versando meno contributi e prendendo l'assegno per più tempo), di una attenzione verso i giovani con una pensione di garanzia e l'uscita con 41 anni di contributi senza limiti di età. Probabile che si debba lavorare su interventi che costino poco per cui è probabile che si proponga una misura di flessibilità che penalizzi le uscite anticipate rispetto all'età di vecchiaia. E' sul tappeto comunque la riduzione del limite di 2,8 volte la pensione minima per l'uscita anticipata rispetto all'età di vecchiaia (ora valida solo per tre anni di anticipo per chi è nel sistema contributivo). Si parlerà probabilmente anche della separazione tra previdenza e assistenza.

Ieri, intanto, durante la presentazione del Decimo Rapporto di Itinerari previdenziali il presidente, Alberto Brambilla, ha sottolineato che l'assistenza costa oltre 144 miliardi e che questa spesa è sostanzialmente raddoppiata dal 2008 senza che si sia ridotta la povertà (che è aumentata soprattutto nelle età non anziane). Ma soprattutto sembra tagliare le ali alla proposta di Forza Italia di portare le pensioni basse a 1.000 euro al mese perché l'intervento costerebbe 27 miliardi l'anno portando l'INPS in default in pochi anni oltre a dissuadere le persone dalla contribuzione nella convinzione di poter ottenere comunque un'alta pensione sociale
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