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CDP, 30 anni di mercato unico europeo: prospettive e limiti in un confronto con gli USA

Economia
CDP, 30 anni di mercato unico europeo: prospettive e limiti in un confronto con gli USA
(Teleborsa) - ll mercato unico europeo ha da poco compiuto 30 anni, con risultati economici rilevanti, ma non sufficienti a garantire all’Europa una crescita al passo di quella del mercato statunitense. Questi i temi principali del brief degli analisti di CDP dal titolo “30 anni di mercato unico europeo: un confronto con gli USA”. Scopo dello studio è stato quello di illustrare la dinamica economica del mercato unico europeo rispetto a quello statunitense, descrivendone i progressi realizzati nei primi tre decenni di vita, i processi ancora incompiuti e le potenzialità.

Dal 1993 ad oggi il mercato unico europeo ha garantito una più ampia gamma di beni e servizi per i cittadini - a prezzi inferiori e con standard elevati di qualità e sicurezza - e nuove opportunità per imprese e lavoratori. La Commissione europea ha stimato che, in assenza del mercato unico, il PIL europeo a parità di perimetro sarebbe inferiore dell’8% rispetto ai livelli attuali (circa 1.200 miliardi di euro, quasi equivalente al PIL della Spagna).

Negli ultimi tre decenni, grazie all’inclusione di 20 nuovi Stati membri (parzialmente controbilanciata dall’uscita del Regno Unito nel 2020), non si è delineato un differenziale tra il PIL complessivo del mercato unico europeo e quello USA, che invece emerge guardando al PIL pro-capite. Pesa in questo senso l’incompleta integrazione economica e fiscale dell’Europa, che si riflette in una peggiore dinamica della produttività.

Il mercato unico dei beni ha contribuito negli scorsi decenni all’aumento degli scambi commerciali e alla formazione di catene di fornitura continentali. L'integrazione resta, però, ancora limitata, con un valore del commercio intra-UE pari al 26% del PIL, contro il 60% negli USA.

Nei servizi, normative diverse tra Stati e barriere legali limitano l’attività transfrontaliera, creando un panorama frammentato con tante imprese attive su scala nazionale e dimensioni più piccole rispetto agli USA. Emblematico il settore delle utilities energetiche: in Europa 55 volte più numerose a parità di popolazione servita rispetto agli USA, con una dimensione media 16 volte inferiore. La mobilità del lavoro è ostacolata ancora da barriere linguistiche, mancanza di riconoscimento dei titoli di studio e sistemi pensionistici diversi: solo il 3% degli europei vive in uno Stato diverso da quello di nascita a fronte del 25% degli americani.

Il mercato dei capitali è lontano da una piena integrazione, molto frammentato e penalizzato dall’assenza dell’unione bancaria. Aggregando tutte le borse europee, la capitalizzazione complessiva resterebbe inferiore alla borsa USA di circa 7.500 miliardi di dollari. Inoltre, il limitato sviluppo in particolare nei segmenti innovativi ostacola la crescita dimensionale di imprese e startup. Senza una piena integrazione del mercato unico sarà molto difficile soddisfare il fabbisogno europeo di 620 miliardi l’anno al 2030 stimati per raggiungere l’obiettivo di neutralità climatica al 2050. E senza sforzi finanziari comuni e concordati tra Stati membri, la corsa agli investimenti pubblici e privati necessari per la transizione verde rischia di allargare le divergenze economiche all’interno della UE.
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