(Teleborsa) - "Si stanno concretizzando condizioni più favorevoli per il mercato obbligazionario italiano, con uno sviluppo del mercato del debito corporate come alternativa al credito bancario. Su questo fronte, ci sono
numeri confortanti, anche considerando l'allentamento della politica monetaria in vista". Lo afferma
Francesco Asaro, Director DCM & Debt Advisory di
EQUITA, durante un evento sul mercato dei capitali organizzato da EQUITA e Luiss Business School.
Asaro ha fatto notare che, "dopo un 2022 caratterizzato da tassi crescenti ed elevata volatilità sul mercato del credito, le aziende hanno
ripreso ad effettuare accesso al mercato obbligazionario, con il mercato italiano che è trainato da emittenti investment grade".
Nel
primo semestre 2024 il mercato obbligazionario corporate italiano ha raccolto 28 miliardi di euro, pari a quasi l'intero importo del 2023 (31 miliardi di euro), con un peso del 73% degli emittenti investment grade e 23% degli high yield.
Il mercato del debito obbligazionario corporate italiano presenta comunque "ancora un
gap dimensionale significativo rispetto ai principali mercati dei capitali europei". In Italia sono stati raccolti 31,1 miliardi di euro nel 2023, contro i 91,9 miliardi della Germania, gli 80,6 miliardi del Regno Unito e i 78,1 miliardi della Francia.
"Le corporate italiane si confermano
maggiormente dipendenti dal credito bancario rispetto al resto d'Europa - ha detto Asaro - Siamo in linea con la Germania per quanto riguarda la percentuale di obbligazioni corporate sul totale di finanziamenti, ma la Germania è tre volte più grande in termini di raccolta obbligazionaria totale".
Nonostante il gap con l'Europa, "la liquidità e l'interesse nel nostro paese non mancano con i
piccoli risparmiatori che iniziano a rappresentare investitori significativi anche di obbligazioni corporate oltre che BTP", ha fatto notare l'esperto di Equita, citando l'attivismo del MEF nel proporre strumenti dedicati al retail, che sta aumentando il suo peso tra i detentori di debito pubblico.
Con riferimento al crescente interesse degli investitori retail sul fixed income, "istituzioni come CDP lo hanno capito,
ci auguriamo che anche le corporate lo capiranno", ha sottolineato Asaro.