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Sette note

Grexit, petrolio, utili, dollaro, euro, rublo e due fuorvianti frasi fatte

Frasi fatte 1. Le frasi fatte, in generale, non sono necessariamente sbagliate. Spesso nascono corrette, ma la ripetizione costante e la pigrizia mentale le consumano fino a svuotarle e a renderle alla fine fuorvianti. In questo periodo, ad esempio, si cita spesso l'adagio per cui finché non c'è un'euforia diffusa non c'è da avere paura e si può tranquillamente comprare anche quello che è già molto salito. La prova più citata della mancanza di euforia è la scarsa partecipazione al rialzo degli emotivi investitori individuali, che in questo ciclo si affidano più che in passato a gestioni professionali. Mancano i tipici segnali di febbre, come ad esempio gli articoli dedicati al rialzo sulla prima pagina dei giornali non finanziari, le code per partecipare alle nuove emissioni, l'infittirsi dei casi di persone che si licenziano per potersi dedicare a tempo pieno al trading. Manca, soprattutto, l'uso massiccio della leva finanziaria.

In tutto questo c'è del vero, naturalmente. Nella fisiologia delle bolle esiste sempre una fase finale patologica e parossistica. Nella Amsterdam dei tulipani molti lasciarono il loro lavoro per fare trading sui bulbi. Nella New York del 1928-29 i lustrascarpe di Wall Street che correvano a comperare a margine (cioè a leva) i titoli di cui avevano sentito parlare bene dai loro clienti divennero il simbolo della nuova febbre. Nel 1999 l'on line trading, unito a un uso aggressivo della leva, divenne un fenomeno collettivo. Nel 2007-2008 la fase finale del boom sulla casa creò in America molti immobiliaristi improvvisati che compravano case per rivenderle pochi giorni dopo a un prezzo più alto.

Se però tutte le bolle hanno il finale euforico e poi il crash, non tutti i crash sono preceduti da fasi di euforia. Un esempio è il 1987, quando il crollo di ottobre avvenne in un contesto di complacency, ma non di euforia. La complacency, il ritenersi immunizzati dal rischio, è la sorella fredda e calma dell'euforia. Non genera comportamenti bizzarri e infonde al contrario una sensazione di serenità. Nel 1987 si pensava di avere trovato, con l'uso di opzioni e stop loss, il modo sicuro per proteggersi da brutti imprevisti. Nel 2008 fu il crollo dell'immobiliare a contagiare le borse, che di loro non stavano vivendo una stagione euforica o di drammatica sopravvalutazione (il mercato era sceso per undici mesi prima del crash di Lehman).

(Nell'immagine: Antifonario benedettino di gregoriano con notazione quadrata. XIII secolo)
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